Commento al vangelo

Un piccolo gesto chiede Gesù, di ospitalità, di accoglienza, “un bicchiere d’acqua”, e a volte nemmeno questo si riesce a dare, ritraendo la mano, e lasciando l’altro nella sofferenza.

Mi colpisce lo sguardo di Gesù, vicino, prossimo, ematico, coinvolgente. I pastori dovrebbero avere questo sguardo, che cura, non giudica, che guarisce e non affligge, che perdona e non allontana.

Quando siamo davanti a Te, non capiamo, ma Tu ci doni la capacità di capire, quando entri dentro di noi, nella nostra realtà e nella nostra storia, Presenza che si fa presente.

Desidero immaginare la Trinità come un albero, che ha due grandi braccia, e al centro un cuore da cui spunta un fiore bello, colorato e profumato.

Corso di esercizi spirituali “Orientarsi nella tempesta”, guidati dal gesuita Gianfranco Matarazzo

La Pentecoste, cinquanta giorni dopo Pasqua è il dono dello Spirito Santo, la pienezza dei doni del Risorto nel perdono e nella promozione di una vita nuova nell’amore e nella speranza.

Nel mistero dell’Assunzione del Signore al cielo, egli sale con la sua umanità glorificata, è nel Padre, e noi siamo in lui. Non c’è un distacco, Gesù viene elevato per elevare noi, e nelle fatiche del cammino, questa è la nostra speranza, siamo chiamati a cose grandi.

Ci avviciniamo alla festa della Pentecoste, e Gesù promette il dono dello Spirito, e tutti abbiamo bisogno di questo bagno, di questa unzione, per essere nuovamente unti nell’amore di Dio.

Siamo giunti alla quinta domenica di Pasqua, e il vangelo ci porta ad un momento importante della vita dei discepoli, un passaggio esistenziale di smarrimento, nella quale Gesù consola e rassicura i suoi, invitandoli alla fede, a credere in lui e nel Padre, e anticipando la meta, la patria del cielo a cui ogni anima e ogni credente aspira, e che si può sperimentare già adesso anche se non in pienezza.