Un passo in più

Un passo in più

Un passo in più 1014 1024 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 1  Agosto 2021 

XVIII Domenica del Tempo Ordinario

(Gv 6, 24,-35)

Libertà di Dio e libertà umana

L’incontro tra Dio e l’uomo, è un incontro di libertà, e nonostante la fedeltà umana viene meno, è fragile, Dio è sempre in continua ricerca dell’uomo. Una passione divina accompagna nella storia l’uomo, tra mormorazione, insoddisfazione, contestazione, tanta fatica inutile e fame non saziata, assomigliamo a quel piccolo resto d’Israele in cammino verso la terra promessa, metafora esistenziale di non aver fatto ancora esperienza della libertà, ancorati al passato. Quel resto una volta uscito dall’Egitto non vedette nelle diverse tappe il passaggio di Dio, la sua azione libera e gratuita, perché aveva frainteso la libertà. 

Che cosa è la libertà? ”Nessuna libertà esiste quando non esiste una libertà interiore dell’individuo” (C. Alvaro), non dipende dai luoghi, dalle persone, dalle promesse. La libertà è dentro, è una determinazione dell’uomo, la nostra condizione esistenziale è un esodo di liberazione, interiore, da condizioni interne ed esterne, anche se ci diamo da fare per tante cose ma nulla ci riempie, spendiamo tempo, energie, soldi, vestiti, e non riusciamo a capire cosa conta veramente. Siamo veramente liberi? Mancano i punti di riferimento, i valori sul quale fondare le nostre decisioni, non riusciamo a interpretare quanto accade, perché ci sono pesi e schiavitù di cui non vogliamo liberarcene e rendono più pesante la vita.

“L’uomo è condannato ad essere libero”, diceva il filosofo francese Sartre, però questa libertà è rifiutata, meglio non decidersi, fare compromessi, stare sotto qualche padrone, servirlo anche a costo di cedere ampi spazi di vita privata. Ci sono idoli e ideologie che ci creiamo per sfuggire a noi stessi, ma c’è dentro la nostra vita anche una fame sommersa, la ricerca del pane vero, il desiderio di vita piena. “Dacci questo pane” chiede la folla a Gesù, che ha visto i segni, l’ha seguito, si è sfamata, ma Gesù invita al passo in più, ad andare oltre il pane materiale, al di là dell’immediato, lui parla di una altro pane, è lui stesso, la sua vita, il suo vangelo, la sua passione e la sua croce. 

Credere

Per entrare nel suo progetto di liberazione, è necessario il credere, ecco lo snodo importante, credere, nel senso non di aderire ad una dottrina, ad un’idea, ma fidarsi di una persona, è la condicio sine qua non per accogliere la sua iniziativa.“Questa verità centrale va però compresa bene: la fede non è un atto intellettuale, gnostico, ma è un’adesione vitale a Gesù Cristo, è un essere alla sua sequela, coinvolti con la sua stessa vita. In tal modo vengono spazzate via le contrapposizioni intellettuali tra fede e azioni-opere, tra contemplazione e azione. L’opera del cristiano è credere, è accogliere il dono della fede per farne la propria responsabilità, la propria opera, la propria lotta, la propria custodia. Solo così si riconosce il primato alla grazia, all’amore gratuito e sempre preveniente del Signore, che è un dono da accogliere con spirito di stupore e di ringraziamento, in quanto capace di generare nel profondo del cuore responsabilità e desiderio di rispondere al dono, o meglio al Donatore” (E. Bianchi). 

Il Pane di vita

L’incontro è tra libertà di Dio e la libertà dell’uomo, la sua iniziativa gratuita e la libera accoglienza umana. Possiamo celebrare tante messe, fare migliaia di comunioni e non credere, non accogliere e riconoscere l’identità del Figlio di Dio, non vivere e agire secondo Dio, accettare con compromessi con il vangelo, ritenendo che sia solo un fatto epidermico, superficiale, di esteriorità di costume o addirittura di socializzazione. Quel segno proclamato e vissuto, ogni giorno è presente sulla mensa dell’altare, viene offerto il pane e il vino, ecco il passo in più, quel dono e nutrimento riassume tutto il mistero della persona di Gesù, la vita piena e totale. 

Gesù è cercato ma frainteso, ognuno vorrebbe accaparrarselo, ma lui fornisce un pane differente, una pane che colma la profondità della vita, occorre seguirlo, riconoscere l’opera di Dio nel mondo. Egli è datore di vita, “Io sono il pane della vita”, e davanti a questa affermazione dovremmo tutti accorrere, senza sosta, “dalle sue mani la vita fluisce, illimitata e inarrestabile” (E. Ronchi). Lui è il cibo dei forti, riconosciuto e proclamato quando si è all’interno di un cammino di ricerca, dove siamo ricercati, e dobbiamo chiederci cosa cerchiamo veramente, fare verità con se stessi, dove solo una relazione forte con lui, è la forza di credere, di fidarsi, che non consiste in azioni, ma nello slancio del cuore chiedendo con umiltà il pane che nutre il nostro cuore. 

Signore, aumenta la nostra fede

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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