Domenica 11 Luglio 2021
XV Domenica del Tempo Ordinario
(Mc 6, 7-13)
La strada
Il vangelo preferisce il tema della strada, ha a che fare con i piedi, anzi c’è una teologia dei piedi, stanchi, zelanti, operosi, disinteressati, che solcano la storia e la cultura, i popoli e le lingue, la strada come simbolo di pericoli e di esperienza, di avventura e di crescita. Non si cammina da sprovveduti, Gesù dà una serie di istruzioni ai suoi discepoli, dopo averli chiamati, li invia a due a due, a vivere del necessario e li fa partecipi del suo stesso potere.
Siamo sempre in cammino, Gesù è un Dio continuamente in viaggio, non si ferma mai, cammina in compagnia, cammina con noi, infatti vuole che i suoi discepoli camminino due a due, quel noi tanto dimenticato, quella condivisione che dice più di tante vuote parole, “senza condivisione fraterna non si può realizzare una comunità ecclesiale o civile: esiste solo un insieme di individui mossi o raggruppati dai propri interessi” (papa Francesco).
Nell’invio a due a due c’è il germoglio della comunità, e Gesù invita a camminare portando con sé l’essenziale, scalzi, cioè senza sicurezze, inciampando ma camminando, rialzandosi, forti e convinti dell’aiuto di Dio, che la parola che si porta dentro non è nostra ma sua. Oggi non vediamo più discepoli con i sandali, con una veste e una cintura, con una bisaccia e senza bagagli, è altra la profezia, altri sono i segni: la comunione visibile, l’amore fraterno, il perdono reciproco, altrimenti la predicazione non ha autorevolezza. L’annuncio del vangelo è gratuito, alcuni forse confondo i segni del regno con gli appalusi, i titoli e le onorificenze, paramenti costosi e calici d’oro, allora vuol dire che la strada è quella sbagliata.
Pensiamo a quanto vale un nostro sorriso, un gesto di vicinanza, una parola di conforto, invece di crearci una piccola cerchia di fedelissimi che ci incensano, un blocco che impedisce agli altri di avvicinarsi, andiamo fuori, senza dire nulla, annunciamo con la vita la venuta del Regno se ci crediamo, non appiattiamoci alle comodità, non ricerchiamo il like per avere la folla di ammiratori, stigmatizziamo i politici a fare il loro dovere, non cadiamo nelle complicità, aiutiamo il povero e diamogli dignità, cediamo il posto al bisognoso, non giudichiamo la vita degli altri, accogliamo le sconfitte, non siamo i salvatori ma canale di grazia perché l’amore di Dio possa dimorare sulla terra.
Orizzonti ampi
Gli inviati sono chiamati ad aprire brecce, a costruire ponti, miti e non aggressivi, ad allargare gli orizzonti. Gesù non educa i suoi al successo, a imparare dalle cadute e dai fallimenti, a non arrendersi quando i risultati non arrivano, ad appoggiare il cuore ad un amico, a prendersi un tempo di pausa e rinfrancarsi per riprendere il cammino. Il Signore non abbandona nella missione, lui stesso ha fatto esperienza dell’incomprensione e del rifiuto, condivide con loro la missione, bella, difficile,
La piccolezza
Se si vuole che il viaggio sia più leggero e più libero da bagagli inutili, occorre portare con sé solo il necessario, spogli da false sicurezze, di amare la carestia per incontrare la provvidenza, di non approfittare della missione, di non esigere più del dovuto, si è operai, alle dipendenze dell’unico mandante, il Signore, altrimenti si è solo propagandisti, di un messaggio che non si vive e del quale non ci si è nemmeno convertiti.
La profezia
Si è testimoni del vangelo, con la parola e con la vita, ogni discepolo è inviato a predicare e guarire, anche incontrando la non accoglienza, anzi, quando questa c’è, si è nella profezia. Si sbaglia quando si pensa che si devono riempire gli altri di parole, Francesco di Assisi ammoniva i suoi frati: “si può predicare anche con le parole, quando non vi rimane altro in questo mondo”. Non si annuncia una dottrina ben costruita, discorsi lontani dalla realtà, si annuncia un Dio che si fa carezza e prossimità, un Dio sovversivo e liberante, portando con sé l’olio dell’amore e della speranza, quello che guarisce e consola, non dobbiamo dimenticare questi mezzi sacramentali che il Signore ci ha lasciato e la chiesa ci invita a versare sulle ferite dell’umanità.
Signore, ti preghiamo di inviare discepoli e apostoli che testimonino con gioia e gratuità.
Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.
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