Il viaggio nel cielo stellato. Pillole di astronomia nel libro di Veltri

Il viaggio nel cielo stellato. Pillole di astronomia nel libro di Veltri

Il viaggio nel cielo stellato. Pillole di astronomia nel libro di Veltri 1081 1525 Vincenzo Leonardo Manuli

Tutto ci parla di Dio, in modo semplice, l’uomo, l’animale, la natura, e il cielo stellato. Sant’Agostino affermava che la creazione, la cultura è sparsa di «semina verbi», per indicare il mistero che intravediamo ma non riusciamo ad articolare pienamente. Non lo dice esplicitamente Francesco Veltri, autore del libro «Uno sguardo al cielo stellato» (Pellegrini 2019, pp. 157), ma è nascosto nel suo studio appassionato, un viaggio, nel quale intende offrire ad ogni lettore delle pillole di astronomia: «Persuaso dal fatto che la scienza e la cultura più in generale “debbano scendere in piazza”, per raggiungere un pubblico potenzialmente incuriosito e interessato, lo scopo di questa divulgazione è quello di avvicinare le persone alla pratica di osservare la volta celeste e far godere loro di uno spettacolo unico (p. 9). Cinque capitoli, con tanto di appendice e di ripasso finale, corredato da una bibliografia essenziale, quasi un percorso didattico per verificare le proprie conoscenze, per innamorarsi del cielo e iniziare a cimentarsi guardando il mistero dell’universo. Interessante anche la copertina, nel contrasto di colori e il disegno di una costellazione indicano la profondità metaforica e poetica del libro più importante che non dovremmo dimenticare. 

L’Autore ci fa entrare in punta di piedi in questo “viaggio”, con accenni alla mitologia greca che spiegano le costellazioni, ad esempio: Pegaso, Andromeda, Perseo, Orione, il Toro, l’Orsa maggiore, l’Orsa minore, alcune visibili in estate, ad occhio nudo, altre necessitano di apparecchi più sofisticati. All’inizio di ogni capitolo è introdotto da una poesia di uno scrittore e di un poeta, alleati della natura e del mistero dell’universo. Veltri si interroga del perché osservare il cielo: «Scrutare il cielo può essere un buon viatico per acquisire conoscenze, che permettono di assumere consapevolezza su come è fatta la natura, al di là di ciò che normalmente percepiamo con i nostri sensi» (p. 13). 

Lo studioso, ci introduce ad assaporare la meraviglia che noi moderni abbiamo smarrito, in una società distratta che va di fretta, tecnicizzata, poco curiosa e più pettegola, invece di essere interessati a scrutare con emozione, stupore e incanto, il cielo, le stelle, l’universo, domandandosi il senso del nostro esistere e della nostra presenza nella realtà in cui viviamo. Una volta, i filosofi, anche i teologi, nel meraviglioso tentativo di parlarci di Dio, imparavano dal cielo per parlare dell’uomo, esploravano e si protendevano per avvicinarsi al linguaggio del cosmo, della conoscenza dei luoghi, con uno sguardo oltre il nostro sistema solare, dell’origine della materia, dei pianeti. C’è stato, e la storia lo conferma, un pezzo di medioevo tenebroso, alcuni studiosi, scienziati, per il motivo di spingersi in avanti, erano stati accusati di eresia, scomunicati e messi al rogo dal fondamentalismo ecclesiale, come il domenicano Giordano Bruno o Girolamo Savonarola, lo stesso Galileo Galilei, un periodo di oscurantismo che ha portato a vedere con sospetto chi scrutava il cielo e le stelle, una guerra tra religione e scienza che invece sono alleate della verità: «Religione e scienza non si escludono, ma si completano e si condizionano a vicenda. E la prova è rappresentata dal fatto che proprio i più grandi scienziati di tutti i tempi erano penetrati da profonda religiosità» (Max Planck).

 Andando al testo, l’intento dell’Autore è quello di entrare in dialogo con un pubblico più numeroso presentando scientificamente una maniera di vedere la realtà: «Secondo gli studi, dopo il big bang, l’Universo ha continuato a espandersi seguendo un progressivo rallentamento. Tuttavia recenti scoperte mostrano che l’espansione sta accelerando nuovamente. Si ipotizza dunque l’esistenza di una forma di energia nascosta, denominata energia oscura, che giustificherebbe tale inaspettato comportamento» (p. 47). Veltri, offre dei suggerimenti nell’accostarsi alla scoperta dell’universo: «Teniamo presente che dapprima bisogna imparare a guardare il cielo a occhio nudo. Acquisita una buona dimestichezza in tal senso, e cioè essere capaci di orientarsi, sapere bene cosa e dove guardare, conviene passare all’uso del binocolo, che garantisce la visione di un numero maggiore di stelle. Successivamente si può passare all’uso di un telescopio» (p. 52). Il libro ha un valore scientifico, alla portata di ogni lettore, con un linguaggio semplice ma non riduttivo, un tentativo che provoca la nostra conoscenza, non in maniera astratta e distaccata, risvegliando i nostri sensi, per immergerci nella ricerca e nella contemplazione della verità.

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