Dall’homo sapiens all’hono technologicus
Per parlare dell’IA dovremmo andare indietro nel tempo, all’uomo primitivo, ma per non perderci, anche per la brevità di questo intervento, è necessario contestualizzare e offrire qualche spunto di questa “quarta rivoluzione industriale”. Alcuni esperti fanno risalire ad Alan Turing negli anni ’50 del secolo scorso la creatura che darà seguito al computer, un sistema di calcolo che ancora non aveva formulato.
C’è stato tutto un progresso, non si può capire l’IA se non si conosce la storia, il continuum, dove lo storico israeliano, Y.N. Harari, nel suo ultimo lavoro parla dell’evoluzione digitale (Nexus. Breve storia delle reti di informazione dall’età della pietra all’IA, 2024). Noi non ce ne accorgiamo, ma la usiamo, ci usa, e se non siamo educati e formati in maniera consapevole, rischiamo di passare da controllori a controllati.
La realtà dell’IA è molto complessa e dinamica, non c’è settore della vita che non è permeato da questa rivoluzione tecnologica. Sanità, informazione, lavoro, giustizia, economia, finanza, solo per fare qualche esempio. Per non parlare dei termini nuovi, algoritmo, bigdata, robotica, nanotecnologie, deepfake, chatgpt-4, machine learning, cyborg, cyberumanesimo, solo alcuni esempi. Quale sarà il futuro dell’uomo in una realtà e in una cultura sempre più digitale? Si può dare un’etica alle macchine, per valutare ciò che è bene e ciò che è male? Addirittura ci sono movimenti di pensiero e ideologici (Transumanesimo, Postumanesimo) che parlano dell’immortalità dell’uomo, alcuni futurologi fissano una data, il 2045.
Noi parliamo con Siri, con Alexa, anche dalle più piccole necessità, andiamo su Google, usiamo il navigatore, si prevede che in futuro le macchine prevederanno i nostri bisogni. Ad esempio, l’uso dello smartphone da cui dipendiamo totalmente per tantissime operazioni. Chi controllerà le macchine? Nel mondo dell’informazione e della comunicazione, la diffusione di fakenews attraverso i socialmedia, sta mettendo in crisi il giornalismo e le democrazie con la diffusione della disinformazione contro gli avversari.
Una abbondante letteratura e filmografia (The Creator, Transcendence) se non si è avveduti c’è il rischio di perdersi, per avere una idea della complessità dell’IA, delle forme dell’IA. Già nel 1949, Martin Heidegger, parlava del dominio della tecnica, e del pericolo di perdere la signoria. Le domande sono molte, l’approccio è olistico, coinvolge la morale, l’antropologia, la scienza, la filosofia, la religione stessa, ma il denominatore comune è l’uomo, il cuore e il centro, la cui dignità deve prevalere in un mondo tecnologico e digitale, da creatore può passare a creatura. Perché? Le macchine stanno sviluppando abilità ma non potranno mai essere paragonate all’uomo, la cui differenza specifica è la consapevolezza, la coscienza, la libertà.
Noi avremo sempre più a che fare con la tecnologia, con la robotica, le nanotecnologie, miglioreranno le nostre condizioni di vita, velocizzeranno tanti processi, anche la Chiesa, la teologia, sono provocati ad offrire una risposta e un contributo. Nella stampa cattolica e specializzata spesso ci sono interventi di esperti, anche papa Francesco, in due messaggi nel 2024, per la Pace e per le Comunicazioni sociali, è intervenuto parlando dell’IA e della pace, dell’IA con la sapienza del cuore.
Siamo già in una nuova epoca, un paradigma tecnocratico (papa Francesco), di scenari dove tra possibilità e potenzialità, luci ed ombre, l’uomo, è chiamato ad una consapevolezza critica, sapiente, in cui a prevalere sia la sua interiorità, l’alterità, senza rifuggire in un mondo virtuale ma preferendo in questa nuova cultura, il dialogo e l’incontro, il volto e i corpo nella complessità e bellezza delle relazioni.
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