IL NATALE CI INTERROGA – 25 DICEMBRE 2024
I nomi di Dio, Emmanuel, Salvatore, Jehoshua, Redentore, sono la buona notizia, l’Euangelion, di un uomo unico, Gesù di Nazareth. La Parola si è fatta carne, il mistero di Dio è rivelato in Gesù Cristo, abbracciando la nostra condizione umana. Non bastava però che fosse un vero uomo, occorreva fosse un uomo vero. L’abbiamo ascoltato anno dopo anno il Vangelo di Natale, infatti ha una quotidianità attuale, e la sua conoscenza può essere causa della sua inefficacia, cioè, “il frequente ascolto finisce per logorarlo e alla fine deterioralo. Il pensare di conoscerlo già preclude di conoscerlo sempre meglio, nell’illusione che compreso una volta è compreso per sempre” (G.B.), invece il Vangelo di Natale è un dono sempre nuovo dal cielo.
Il Verbo si è fatto carne
Il primo nome è Logos, il Logos di Dio che sta alla base di tutto ciò che esiste, “il centro e il vertice del grande prologo di san Giovanni, ci invita a riflettere sul grande mistero della Incarnazione che nel Natale celebriamo. La Parola eterna che ha creato il mondo, la Parola di Dio che è Dio in persona, si è fatta carne, ha assunto la nostra umanità, ha piantato la tenda in mezzo a noi, è venuto fra i suoi proprio nella sua terra” (G.C.). In maniera solenne Giovanni ci porta in principio, e, portandoci lì, non ci porta tanto in un luogo quanto in una relazione, quella da cui tutto ha origine, ci porta nel seno della Trinità. L’origine di Gesù è il principio di tutto, la causa prima da cui proviene ogni cosa, Egli viene da Dio, Dio si fa conoscere come vita e come luce.
Il Salvatore ci ha salvati
Il secondo nome è: Oggi è nato per voi il Salvatore, proclama solennemente la liturgia della Messa di Natale. Ci ha salvati e lo fa ancora per non farci sprofondare nei nostri mali. Con la sua nascita, l’umanità ha avuto la possibilità, dice l’apostolo Giovanni, di vedere e di toccare il suo Dio. “Gesù è la più alta rivelazione di Dio, offerta nella nudità di un bambino” (G.C.). Dio ci ha salvati da falsi idoli, da pseudo immagini, ci ha salvati da una fede meritoria o fatta di sacrifici ,“Il Natale è per noi Vangelo perché evangelizza Dio, cioè ci libera dal “dio” della nostra immaginazione, dei nostri sogni e delle nostre paure, sì Dio si è fatto uomo, ma non un indefinito uomo, ma quell’uomo unico, singolare e irripetibile uomo che è stato Gesù di Nazareth” (G.B.).
Il Redentore ci ha perdonati e liberati
Il terzo nome è Redentore, indica l’intervento di Dio nella storia umana, perché il Logos eterno fissa la sua tenda in mezzo a noi, nella storia, Egli si attenda, “la carne di Gesù è la tenda del Verbo, la tenda dell’incontro tra Dio e l’uomo, prefigurata dalla tenda nel deserto e dal tempio di Gerusalemme” (R.M.). L’incarnazione appare come l’espressione dell’amore che non solo si fa vicino, offre la grazia del perdono, ci libera, ci redime, è venuto a portare la pace, la pace “a caro prezzo” afferma Dietrich Bonhoeffer: con il suo sangue paga cioè con la sua morte ci riscatta dalla schiavitù del peccato. La “redenzione è un atto di liberazione che Dio vuole compiere per rivelare a quanti credono il suo amore colmo di misericordia che prova compassione per quanti sono lontani da lui” (R. Fisichella).
L’Emmanuele, il Dio che con noi cammina è sempre accanto a noi
Altro nome di Dio è Emmanuel, il Dio con noi, nel segno di un bambino, parametro della piccolezza; nel segno di un uomo che percorre le strade polverose della Palestina, una piccola candela; nel segno di croce di un uomo che soffre e offre la sua vita per la nostra salvezza, un tramonto che incanta lo sguardo e dà sollievo al cuore; nel segno di un uomo, alba di una vita nuova.
Per meditare il mistero dell’Incarnazione del Verbo, la liturgia del giorno ci fa contemplare questo mistero d’amore, il Logos, il Salvatore, il Redentore, l’Emmanuel. Ci sono tanti natali, per il cristiano c’è un unico Natale, accogliere la venuta di Colui che assume la nostra carne per amore, per condividere fino in fondo la nostra esistenza e donarci una vita nuova, di vivere dentro di noi la seconda nascita di Cristo condividendo la sua instancabile e totale solidarietà con la sorte di ogni uomo. Il primo Natale, quello di Betlemme, è quello di Dio venuto nella carne, ma c’è un secondo Natale meno noto, eppure altrettanto importante, “quello in cui Cristo nasce non più in una stalla di Betlemme, ma in ciascuno di noi e deve prendere forma” (G.C.).
Ancora una volta, siamo qui a celebrare e ad attendere l’Inatteso, il Veniente, anche sulle “rovine” del nostro tempo, sebbene molti problemi e serie difficoltà riescano a gettare un’ombra sui sogni che portiamo nel cuore, il Natale del Signore afferma silenziosamente che il futuro è ricco di grazia e il Signore chiede a noi di divenire vera luce e parola incarnata, nella storia, nella polis, nella ferialità, nella prossimità.
Buon Natale del Signore.
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