III AVVENTO (C) – GAUDETE – Lc 3,10-18
Prima di fare, la vita di sequela al Signore è essere. Chi siamo? La nostra identità ci è data da chi seguiamo, immessi nell’iniziativa gratuita di Dio, una predilezione che ci anticipa, ma non esclude dall’impegno e dalla responsabilità a vivere con gioia e condividerla nella gratuità; la gioia del cambiamento e della conversione, uniti ai comandi positivi, fare, e comandi negativi, non fare.
Siate lieti nel Signore
L’invito alla gioia illumina questa domenica di Avvento, è per la presenza del Signore, nella consapevolezza che – come afferma Sofonia – «il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente». “A sorprenderci, tuttavia, è soprattutto una constatazione, una realtà non evidente ma presente: la nostra gioia non è solamente risposta al dono di Dio, ma è partecipazione alla sua stessa gioia. Il Regno non va cercato chissà dove, ma nella ferialità della vita, che viene liberata da tutto ciò che è paglia, per portare il raccolto abbondante di un buon frumento” (R.P.).
Il fondamento dell’esistenza
Su quali motivazioni possiamo fondarci, visto che l’esperienza che viviamo pare così spesso costringerci, persino nostro malgrado, a sentimenti del tutto diversi? Come comportarsi? Quali atteggiamenti assumere? Cosa dobbiamo fare per accogliere questa gioia? Il cambiamento inizia con una domanda. Giovanni comanda un cambiamento esistenziale, cambiamenti nella relazione di sé con gli altri: “di esercitare un potere sulla propria vita e sulla propria persona, uscendo da abitudini assodate e innescando dei mutamenti che in realtà non riguardano semplicemente qualcosa da fare, ma l’essere stesso della persona e le sue relazioni con gli altri. Di fronte al Signore che viene, alla sua parusía, che è presenza e avvento, non vi è da stupirsi se ciò che Giovanni chiede ai suoi interlocutori ha a che fare con la relazione con gli altri, con la parusía, la presenza-avvento degli altri nella loro vita” (L.M.)1.
Il senso del nostro stare nel mondo
Il da farsi viene chiesto al Battista per limare le colline e colmare gli abissi per preparare la strada a Dio. “L’uomo non cambia in virtù dei suoi sforzi, ma grazie all’opera di Cristo e al fuoco del suo Spirito, che è l’alleato di ogni autentica conversione e il protagonista della purificazione del cuore umano, scrive la biblista Rosalba Manes. “È solo grazie al suo soffio vivificatore che ci si può aprire alla gioia e vibrare per Dio e i fratelli”. Non maltrattare, non estorcere, accontentarsi di quanto ricevuto, rinunciando alla logica dell’accumulo e imparando a donare ciò di cui si dispone, e poi la domanda fondamentale: Sei tu il Cristo?
Imparare la condivisione
Il Battista ordina di esigere il giusto, di accontentarsi del salario e di rinunciare all’abuso del proprio ruolo e a ogni genere di estorsione mafiosa. L’opera di riordino dei sentieri interiori consiste quindi nel mettere ordine nelle relazioni interpersonali rivitalizzandole con la linfa della solidarietà e della fraternità, della giustizia e della prossimità. È qui, nell’ordinarietà della nostra vita che siamo chiamati a vivere l’attesa del Signore che viene, a gioire riconoscendolo vicino e soprattutto a lasciarci raggiungere e contagiare dalla sua stessa gioia.
Attendere il Signore
Dove attendere il Signore, la parusia? Soprattutto quando? La nostra storia è lo spazio privilegiato della venuta del Signore, che non è indifferente al travaglio delle nostre vite, ai drammi, alle cadute, è lì, nell’intimità di un cor ad cor. Egli è prossimo al palpito del nostro desiderio, desidera ascoltarci, accogliere il cuore che si apre e torna umano nella preghiera.
Riconoscere lo sguardo di Dio in chi ci tende la mano per un pezzo e di pane e un grammo di giustizia.
- Nel Messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace del 2025 che ha per titolo Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la pace, invita al cambiamento: “L’evento giubilare ci invita a intraprendere diversi cambiamenti, per affrontare l’attuale condizione di ingiustizia e diseguaglianza, ricordandoci che i beni della terra sono destinati non solo ad alcuni privilegiati .. (..) Come le élites ai tempi di Gesù, che approfittavano delle sofferenze dei più poveri, così oggi nel villaggio globale interconnesso , il sistema internazionale, se non è alimentato da logiche di solidarietà e di interdipendenza, genera ingiustizie, esacerbate dalla corruzione, che intrappolano i Paesi poveri. La logica dello sfruttamento del debitore descrive sinteticamente anche l’attuale “crisi del debito”, che affligge diversi Paesi, soprattutto del Sud del mondo”. https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/peace/documents/20241208-messaggio-58giornatamondiale-pace2025.html ↩︎
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