AVVENTO, AD-VENTUS, VIENI SIGNORE GESU’

AVVENTO, AD-VENTUS, VIENI SIGNORE GESU’

AVVENTO, AD-VENTUS, VIENI SIGNORE GESU’ 999 649 Vincenzo Leonardo Manuli

Cosa facciamo in questo tempo importante dell’anno liturgico? Un tempo esclusivamente mariano, si at-tende la venuta del Signore. Noi celebriamo la prima, quella intermedia, nel già, aspettiamo con ferma speranza, con fede e con amorela VENUTA DEFINITIVA, gloriosa, il non ancoraL’Avvento è un tempo essenziale, per ri-centrare la vita di sequela: VEGLIATE, VIGILATE, PREGATE, arriva il VENIENTE, IL VIVENTE.

Venne nella pienezza del tempo, nato da donna, afferma SAN PAOLO. Egli VIENE E VERRÀ, a noi la responsabilità e l’impegno nel tempo della prova e della conversione, di cambiare sguardo e direzione di vita, è IL TEMPO DELLA TESTIMONIANZA, in piedi, da risorti, da redenti, svegli, come sentinelle.

Al centro dell’AVVENTO, al cuore della fede cristiana, il nucleo fondamentale dell’anno liturgico, il mistero pasquale, il VERBO INCARNATO, il LOGOS FATTOSI CARNE, storia, realtà, un fatto non un sentimento, un incontro con una Persona, non un’idea, un incrocio di sguardi.

Cosa vuol dire? La vita spirituale non è una vita statica, ma una palestra, un cammino di fiducia, un messaggio, una eredità: fede nella promessa di Gesù che ritornerà; Speranza, che di fronte ad eventi calamitosi che il credente, se vigilante, sa vedere nella loro relatività e scorgere, dietro ad essi, il SIGNORE che VIENE portando liberazione; Carità, il percorso di sequela ha al suo cuore la carità, che cresca e sovrabbondi perché questa è la pratica di umanità che rende una vita gradita a Dio. Dunque, fede, speranza e carità

AVVENTO, si ri-centra su DIO e sulla sua PAROLA, un tempo più spoglio, più nudo, più vero, il tempo del MAGNIFICAT, per cantare con Maria con meraviglia e stupore quello che opera nella nostra vita, saper vedere che DIO agisce, interviene, rispettando la libertà umana.

“Noi continuiamo a fare fiducia alla Parola del Signore che ha detto “Io vengo presto”. E crediamo di più a quella Parola che all’evidenza di una storia umana incapace di liberarsi dal male e che anzi lo moltiplica e lo riproduce e lo estende. Crediamo, vogliamo credere di più alla promessa di bene del Signore che all’evidenza del nostro fallimento, che alle derive che può vivere la nostra comunità cristiana e alla miseria in cui giace la compagine ecclesiale. E così, tra un passato di fallimento e un futuro ignoto, il gioco tra il tempo che viene e quello che è irrimediabilmente passato porta a concentrare l’attenzione sull’oggi come unico spazio e tempo in cui testimoniare la validità e la potenza della promessa di Dio di cui si attende il compimento in un futuro che Dio, non l’uomo, conosce” (L.M.).

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