XXXI TEMPO ORDINARIO – Mc 12,28-34 (B)
Come si fa ad ascoltare? Presi da migliaia di voci, nascondono la vera voce. Quanto è difficile l’ascolto! Abbiamo una interiorità e non lo sappiamo, perché siamo dominati dal caos, dalla dispersione, eppure basterebbe una sosta, un momento di silenzio, e invece pretendiamo di ascoltare l’altro, Dio, noi stessi. L’amore del prossimo passa attraverso sé stessi, dice il filosofo lituano Levinas, l’altro è me stesso. Gesù ha anticipato tutti, ama il prossimo tuo, è te stesso, e non si è dentro non sforzo, quanto nell’appello umano di una fraternità universale che non conosce confini.
L’arte dell’ascolto
Mi sorprende la grande capacità di ascolto di Gesù, non solo il modo in cui osservava, ma soprattutto lo spazio dell’incontro, la cura dell’altro, che egli aveva imparato ascoltando il Padre. Ascolta Israele. Shemà! perché c’è un pericolo, quello di dimenticare. “Ogni legame autentico nasce dall’ascolto. È proprio perché ascolto l’altro di raccontarsi e la sua narrazione mi scalda il cuore e mi muove interiormente che si accende in me il desiderio di conoscerlo meglio e di intraprendere con lui un cammino di scoperta reciproca, un rapporto di amicizia e di amore” (R.M.).
La stella polare
L’amore è la stella polare, I care, Mi sta a cuore, diceva don Lorenzo Milani, “l’amore non può essere frammentato: o si ama o non si ama! L’amore chiede totalità” (G.P.). Lo scriba che interroga Gesù, si muove su un livello accademico, l’osservanza dei comandamenti, pertanto, non è qualcosa di esterno, una scuola di sforzi e costrizioni che produce una morale da schiavi, ma una palestra dove esercitarsi nell’arte dell’amore che rigenera il mondo. Forse il religioso è uno che si è accorto del pericolo di perdersi nei precetti, nelle cose da fare, perdendo di vista la relazione personale con Dio, con il prossimo, ma c’è “una richiesta di senso, una domanda esistenziale, non una gerarchia di valori, una direzione sulla quale impegnarmi, l’orientamento verso il quale giocare la mia vita” (L.V.).
Due amori
L’amore o è tutto o è niente, l’amore è sempre eccedenza, si dona, non è uno slogan, ma la verità, “per questo, la relazione d’amore tra Dio e l’uomo si apre necessariamente agli altri” (G.P.). Amare, implica totalità, pienezza, impegno di tutte le facoltà affettive, emotive, intellettive e operative. L’amore di Dio e l’amore del prossimo, sono una cosa sola, non si fanno guerra, ed è il criterio su cui si misura la nostra cita, la nostra fede, il nostro credo: “I due amori di cui ci parla il vangelo di questa domenica sono le luci con cui è possibile orientarsi nelle scelte, nelle valutazioni, nei gesti. Inoltre, solo se ordinato ad essi, il cammino nei comandamenti della Torah, potrà rivelarsi una via di libertà e non di schiavitù, una vita piena e felice” (S.C.).
Ritorno alle origini
La mancanza di amore per sé stessi, non sentirsi amati, ha come conseguenza la percezione di un senso di frustrazione. Tante azioni cattive nascono da questa percezione distorta di sè stessi. “Occorre perciò tornare all’origine, occorre ritrovare la consapevolezza di essere amati da sempre da Colui che per me ha dato la vita, una volta per sempre, e che non ritrae la sua parola” (G.P.), ricordando che l’amore è una forza che spinge e trasforma.
Un giorno ho visto un tatuaggio sul braccio di un ragazzo, “amare è morire” c’era scritto, dedicato alla mamma deceduta tempo fa. Nella conversazione gli ho detto che amare è dire: “tu non morirai” affermava il filosofo Gabriel Marcel, lo dice la stessa radice della parola amore, a-mors, cioè, senza morte, quell’amore totale delal mamma, è l’imrponta per cui quel ragazzo vive, e che Dio ha lasciato dentro la nostra vita.
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