CORTOCIRCUITI – 20 OTTOBRE 2024

CORTOCIRCUITI – 20 OTTOBRE 2024

CORTOCIRCUITI – 20 OTTOBRE 2024 1080 776 Vincenzo Leonardo Manuli

Ognuno di noi immagina e fantastica su ideali e ambizioni, competizioni e traguardi, poteri e riconoscimenti, onesti quando non cozzano con il servizio al prossimo, peggio quando riguarda la sfera religiosa. La società non aiuta a mettere al centro la persona, evita la fragilità e il fallimento, puntando al dominio, soprattutto nella politica, nei rapporti quotidiani. Gesù si pone su un piano diverso e ribalta le logiche, dice il Dio che rovescia i potenti dai troni e innalzi gli umili.

Il potere

Quante volte abbiamo sentito la frase: Qui comando io! Che fatica accettare un Dio che rovescia logiche umane! L’episodio della richiesta dei due discepoli che chiedono un posto di privilegio, non è solo un affare ecclesiale. Strano che si segue Gesù pensando di prenderne il posto, di avere prerogative per comandare. Ieri e oggi, anche i discepoli sono assetati di potere. Gesù ha un potere, è famoso, è leader di un gruppo, ma alla sua morte chi prenderà il suo posto? Confida la sua angoscia davanti a prospettive di morte sempre più concrete, ma “i discepoli progettano invece il loro futuro, ogni vuoto di potere, o la prospettiva di un vuoto di potere, genera una corsa alla sostituzione, è sempre l’occasione possibile per tentare di dare una risposta alla propria sete. Giacomo e Giovanni rivendicano un loro privilegio, forse perché sono stati i primi ad essere chiamati da Gesù, e non si lasciano intimidire dalle condizioni evocate da Gesù, confidano sulle loro forze, sono assolutamente sicuri delle loro capacità” (G.P). 

Il servizio

In Giacomo e Giovanni, – ma pensiamo anche alle nostre chiese -, si vive nell’ottica di una buona sistemazione. Alla domanda di Gesù: potete bere il calice? I discepoli rispondono affermativamente non rendendosi conto di ciò che significa. Si assiste ad un regresso dei discepoli nella sfera privata, segnali di problemi all’interno della comunità che incarnano un pericoloso esclusivismo, uno spadroneggiare in forza del quale Gesù viene assimilato a un trofeo di famiglia. Alla logica del potere, Gesù contrappone la vita come servizio. Chiesa, associazioni, politica, famiglia, non sono esenti dalla brama del primato. Lo stile di vita di Gesù è di dirci un Dio che spiega pazientemente a dei bambini un po’ lenti all’apprendimento:. Volete partecipare alla mia gloria? «Voi sapete…tra voi però chi vuole diventare grande sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo sarà schiavo di tutti»Quanto è difficile abbassarsi e servire!

Sieti disposti ad amare come io ho amato? Siete disposti a portare la croce, ad accogliere contrarietà e persecuzioni? Nella vita chiediamo favori, raccomandazioni, corsie preferenziali, nel cuore albergano desideri di potenza e di forza. Gesù non esclude di bere il calice e di essere immersi nel suo battesimo, tuttavia occorre accettare il travaglio del seme che deve morire per portare frutto, di estirpare nel cuore le radici velenose dell’egoismo e immettere l’anima della carità. “Riprendendo l’immagine del calice che Giacomo e Giovanni vogliono bere, potremmo dire allora che siamo condannati alla follia dell’arsura fin quando continuiamo a bere ai pozzi avvelenati del potere. La vita, al contrario, trova senso solo quando è spesa per qualcuno o per qualcosa. Non a caso un uomo come Bonhoeffer, pastore protestante giustiziato dai nazisti, uno che aveva messo la vita della sua gente prima della sua, potrà dire: Solo chi vive per gli altri vive responsabilmente, ossia vive” (G.P).

Il nostro posto

Al seguito di Gesù, emergono la tentazione del potere e spinte individualistiche, del quale non sono esenti i discepoli, la chiesa. dinanzi alla caduta di stile dei suoi due discepoli, Gesù, non si scandalizza ma denuncia l’intento esplicito di sottrarsi alla croce: “Giacomo e Giovanni vogliono un Gesù senza Croce, un Gesù di successo. Vogliono rimuovere il fallimento, l’insuccesso, la prova” (R.P.).

Preghiamo il Signore che nella chiesa invii UOMINI SERVITORI E NON DI POTERE, sia nell’ambito ministeriale ordinato che in quello laico. Quante fazioni nelle curie, nelle chiese, per spartirsi fette di potere e di visibilità! Quanti uomini o donne mascherati di abiti colorati e insegne per comandare! Occorre ribadire l’ARTE DELLA CURA e non dello spadroneggiare, l’ARTE DELLA PROSSIMITA’ e non dell’esclusivismo. Lo stile del discepolo si mal concilia con la ricerca dei primi posti, ma va d’accordo con l’apprendistato del servizio umile che Gesù mostra lungo il suo viaggio verso Gerusalemme, incarnandolo in ogni sua parola e in ogni suo gesto. 

Lascia una risposta

INVIAMI UN MESSAGGIO, TI RISPONDERÒ QUANTO PRIMA.

[contact-form-7 404 "Non trovato"]
Back to top