PER NOI E PER LA NOSTRA SALVEZZA – DOMENICA 11 LUGLIO 2024

PER NOI E PER LA NOSTRA SALVEZZA – DOMENICA 11 LUGLIO 2024

PER NOI E PER LA NOSTRA SALVEZZA – DOMENICA 11 LUGLIO 2024 2560 1709 Vincenzo Leonardo Manuli

Una grazia è necessaria per essere attirati dal Padre, per venire verso Gesù, non è una iniziativa personale, ma una scelta di obbedienza. Gesù si intrattiene sul grande discorso del Pane di vita, tra mormorazioni e opposizioni, Dio si propone come nutrimento, questo è caricato da una valenza potente, non è un semplice alimento umano, ma la vita eterna.

Dov’è lo  scandalo?

È palese che la nostra non è più una società cristiana, chi rimane legato ai modelli del passato è fuori tempo, prendiamone atto e usciamo per parlare con gioia e novità di Gesù, spiegando e mostrando l’abc della fede[1]. Certo, siamo immersi in una gabbia d’indifferenza, è la prova dei profeti, come quella di Elia, di Mosè. Cosa resta da fare se non fuggire o rinchiudersi nel proprio guscio? Tommaso d’Aquino in proposito scriveva: «Per chi crede, nessuna prova è necessaria; e per chi non crede, nessuna prova è sufficiente». La fede è un’impresa tanto elevata dal punto di vista naturale che solo un dono dall’alto può renderla naturale. È il Padre che attira a sé. È un’attrazione indirizzata a tutti, anche se, a rispondervi, possono essere molti, o addirittura pochi. Cosa impedisce di fare quel salto per credere? Siamo nell’ambito del mistero della libertà umana e della grazia. Lo scandalo, oggi, è credere, vivere secondo il vangelo, dentro e fuori il recinto ecclesiale.  

Forse la fede è uno scambio di doni, quasi quasi come se fosse una transazione? Dio non dovrebbe intervenire nei momenti di pericolo? Chi crede in un Dio nel sistema domanda-risposta non può che rimane deluso. Il cammino di fede non è esente dalle tentazioni. Questo “sistema” naturalmente va in crisi quando anche colui che si ritiene credente sperimenta la fatica di vivere, la malattia, una disgrazia. Una fede legata alla circostanza, al sentimentalismo, crolla. Nasce allora una sorta di disgusto nei confronti di Dio. Ci si sente quasi traditi. A che cosa è servita la mia devozione, il mio impegno, le mie preghiere? A cosa sono servite la mia onestà, la mia generosità? 

Dio non corrisponde all’insieme dei nostri bisogni, non è come lo vogliamo noi. Quello si chiama “idolo”, cioè una idea, una rappresentazione umana, che corrisponde ai nostri desideri e crea l’illusione di essere in qualche modo protetti, quasi quasi come un airbag. “Non risolve i nostri problemi Dio, non agita la bacchetta magica per dissolvere i pesanti nuvoloni che si sono addensati: Lui ci dà un po’ di pane, Lui ci dà un po’ di forza, quel tanto che basta a proseguire il cammino, passo dopo passo” (L. V.). Prendiamo esempio del cammino di Elia, è solo nel deserto, disperato al punto da desiderare la morte, sente che forse la sua vita non ha alcun valore, gli sembra che perfino la fede nel suo Dio non valga più niente. Si addormenta esausto il nostro Elia, con il cuore buio di nubi di sconfitta, oppresso dal senso di fallimento. Una voce: Alzati e mangia!

Gesù “Pane vivo”

Dove trovare forza, conforto, nei momenti difficili? Nella fede noi scopriamo questo “pane vivo” che si offre a noi ed è questo il bene prezioso che vale più di qualsiasi altra cosa. Per chi ha fede non c’è sacrificio troppo grande quando si tratta di ricevere questo Pane. Il Pane di Gesù, il Pane che è Gesù si rivela e si dona come Pane della vita e della vita eterna, perché chi si nutre a questa mensa, diviene cittadino dell’eternità, e, come tale, non può morire. Un pane non teorico, ma la sua stessa carne, la sua stessa persona, che, entrando in noi, e facendo comunione con noi, ci incorpora a lui; ci rende figli ed eredi di Dio, protagonisti di una vita trasfigurata, protesa al trascendente, partners della nuova ed eterna Alleanza; familiari per sempre della Trinità. Cos’è questo Pane? Chi è questo Pane? Generazioni e generazioni di credenti si sono nutriti, fidati, si sono accostati a questo Pane, questo è “il pane della vita, il pane che è passato attraverso il marcire del chicco, la battitura, la mietitura, che ha provato la macina e il fuoco: è questo il lungo cammino del pane che Gesù ha scelto di essere. «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo…»: non lo ha spiegato Gesù il cielo, non ci ha dato dimostrazioni teologiche di cosa sia e come sia fatto il cielo. Ci ha detto che è Vita indistruttibile” (L. V.).

Signore, fa’ che io cerchi sempre questo Pane e che questo Pane sia sempre novità e stupore nella mia vita.


[1] REPOLE R., Riflessioni sulla chiesa del futuro in «Vita e Pensiero», 3, 2024, pp. 92-93:  «Io credo che molti cristiani non sentano più l’urgenza o la bellezza di annunciare e testimoniare Gesù Cristo agli altri. Cre- do che in maniera sottile molti cristiani facciano proprio il nichilismo contemporaneo o, se volete, quella forma di nichilismo che è l’asso- luto relax, il relativismo. Una cosa vale l’altra. Ma io non sto nella Chiesa e non sono cristiano se una cosa vale l’altra. Io sono cristiano perché credo fermissimamente ciò che dice Pietro nel libro degli Atti: che non c’è nessun altro nome in cui c’è salvezza, se non Gesù Cristo. Chiedo perdono, ma per meno di questo io non riuscirei a essere cristiano».

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