XIV TEMPO ORDINARIO (Mc 6,1-6)
A volte mi guardo stupito, ci vuole più coraggio di essere docili alla Parola di Dio, al Perdono, che dirsi cristiani; ci vuole forse più coraggio di partecipare a Messa, di ricevere i sacramenti, senza brividi e sussulti, che cambiare il cuore, senza la prossimità verso l’altro? Sì, continuo a stupirmi, pur riconoscendomi inadeguato, ma lucido, sempre realista e mai pessimista, perché Dio dà forze inattese, e continua a impegnarsi con la sua Parola, con i Profeti, perché si è impegnato con il Figlio.
Stupore
Non siamo così distanti dai paesani di Gesù che si meravigliano del figlio del carpentiere. Da donde gli vengono queste cose? Quanti cristiani vivono la domenica come giorno del Signore? Quanti coniugi educano i figli cristianamente? Quanti di quel “piccolo gregge” domenicale entrano in dialogo con la Parola e il Corpo e il Sangue del Signore perché la liturgia poi divenga vita? Potrebbero continuare le domande. “Non basta conoscere Dio, bisogna riconoscerlo” (L.V.). Se non ci stupiamo più è perché la ripetuta e continua dimestichezza con la Parola trova resistenze nel comprendere Dio che parla. Il dono più prezioso da chiedere è il cuore docile, umile, e far entrare Dio dentro la nostra vita.
Scandalo
La Parola, la partecipazione alla Messa, non come fedeli distratti, dovrebbe aiutarci ad interpretare la realtà che viviamo. Nella coda alla posta, nel guidare l’automobile, nell’attesa dal medico, nella visita in ospedale, nella famiglia .. Ordinario e straordinario, un matrimonio a volte contraddittorio. Dio abita qui! Ci scandalizziamo anche noi di Dio? Io sì, un Dio che si è rivelato, si è incarnato, senza presumere di sapere tutto su di Lui, un Dio troppo umano, prossimo. Scandaloso è ancora il suo messaggio, perdono, amore, peccato, salvezza, misericordia, in un mondo al contrario. Un Dio che non mi offre garanzie di successo. Dio continua ad essere straniero in questo mondo, straniero e non riconosciuto, come avvenne per i paesani di Gesù di Nazareth. Un Dio che forse ci delude, guerre, violenze, ingiustizie, tradimenti, e Dio?
Disprezzo
Dio viene continuamente a ricercare la pecorella smarrita che siamo noi, noi che ci scandalizziamo, che costruiamo castelli di sabbia, che ci arrampichiamo sugli specchi. Le parole di Gesù, hanno patria nella nostra vita? Il suo amore, ostinato e mai stanco, un messaggio semplice, rivolto ad ogni categoria di persone, pescatori, contadini, pesci, spighe, granello di senape, invece di teologie contorte e filosofie incomprensibili.
Sequela
La vita è vocazione e benedizione, e la strada, dove non mancano gli ostacoli, ha quel senso di possibilità che la fede ci aiuta ad affrontare. La fede è una cammino, andiamo dietro a Gesù perché ci affidiamo, non con l’illusione di sapere tutto, ma in un Dio che non s’impone, si è rivelato esprimendo al meglio la libertà, senza forzare qualcuno a credere in Lui. Andare a Messa, partecipare al catechismo, agli impegni della parrocchia, non è un comandamento, anche se poi i fedeli chiedono riti, benedizioni, sacramenti, processioni religiose, occorre la responsabilità e la serietà di quello che si è chiesto, perché andare dietro a Gesù mi impegna, a rinunciare a qualcosa di me stesso e seguirlo.
Mi piace condividere questo pensiero e con una preghiera, perché il Signore ci sveglia dall’accidia e dalla pusillanimità:
“Nei momenti di pericolo, non esiste peccato più grave dell’inerzia” (D.B.)
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