XIII TEMPO ORDINARIO – (Mc 5,21-43)
Una spirale di morte si stende lungo il tragitto di Gesù, una bambina morta, una donna che da anni ha perdite di sangue, il Maestro di Nazareth incontra le periferie umane dettate dalla marginalità e dalla fragilità, al cui contatto, la risurrezione. Quello che stupisce nell’arte narrativa marciana dell’intreccio dei due racconti è la prossimità di Dio.
La fede e la fragilità della vita
Gesù e i discepoli si scontrano con le fragilità della vita, la malattia, l’enigma della morte, l’altra riva misteriosa, dove si manifesta un forte desiderio di vita. Ci sono tante malattie, ci sono tante morti, quello che fa Gesù è di riportare la bambina e l’emorroissa non solo alla vita, ma anche alle relazioni, e quest’ultima è una donna che spera contro ogni speranza: “Tanti infatti, dice il Vangelo di Marco, si stringevano intorno a Gesù, ma solo questa donna lo tocca con fede. Convinta di non aver diritto a nulla, perché questo le avevano fatto credere, questa donna pensava di rimanere nell’anonimato, voleva accontentarsi solo delle briciole. E invece Gesù fa venire fuori la sua fede. È un esempio per tutti noi che a volte ci rassegniamo davanti alle nostre situazioni di morte” (G.P.).
La malattia e la morte
Morte e vita s’intrecciano, e quando c’è Gesù c’è la vita. Non c’è situazione in cui non esiste una via d’uscita. Mi piace una parola, possibilità, una fede possibile, non addormentarsi, quando le forze vengono meno, quando c’è la paura di non farcela, sono proprio questi momenti di crisi, cruciali, brucianti, che fanno emergere risorse che pensavamo di non avere, e Gesù non rimane lontano dalla disperazione, entra nelle situazioni di malattia e di morte, e la vita vince.
Il tocco della misericordia
Quello che mi colpisce in questa ricca pagina evangelica è che Gesù zittisce quelli che già celebravano la morte della figlioletta del capo della sinagoga e le dice di rialzarsi; la donna che ha perdite di sangue e negli anni nessun medico era riuscita a curare, in mezzo ad una folla anonima, tocca il lembo del mantello del Signore. È un toccare che commuove, una fede possibile che va oltre, penetra nel cuore di Dio.
La fede che cos’è? Sì, un dono, ma anche una folle e insensata speranza che ti fa andare avanti con amore, ti fa camminare con stupore, sconfigge la paura. Signore, passa nella nostra vita e strappaci dalla morte, se tu passi, la nostra esistenza rifiorisce. Gesù, tu non sei l’ultima spiaggia, non sei il Dio che risolve i nostri problemi, ma il Dio sempre presente e discreto, di cui basta una parola e saremo salvati. Mi ripeti con infinito amore: alzati e continua a camminare.
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