RESISTENZA E AFFIDAMENTO – DOMENICA 23 GIUGNO 2024

RESISTENZA E AFFIDAMENTO – DOMENICA 23 GIUGNO 2024

RESISTENZA E AFFIDAMENTO – DOMENICA 23 GIUGNO 2024 1600 1200 Vincenzo Leonardo Manuli

Si può vivere senza Dio e spiegare il mondo senza di Lui? L’uomo vive in una condizione adulta, etsi Deus non daretur (D. B.). Nell’epoca della secolarizzazione, la fede non è più necessaria. Come regge il credere in un ordine superiore, che noi cristiani chiamiamo Dio, in un mondo non più religioso, come ebbe a intuire Dietrich Bonhoeffer? È chiaro che dobbiamo fare i conti con il disincanto del nostro tempo, cioè di avere “un entusiasmo critico della fede”, in cui unire adesione d’entusiasmo e razionalità fiduciosa, affermava Origene. 

La barca in difficoltà

In questo tempo, la barca della chiesa, fluttua in mari agitati, dove il vento dell’indifferenza soffia con violenza, del disinteresse del religioso, di un veloce cambiamento che coinvolge ogni sfera della società e dell’umano, dalle scoperte cosmologiche ai progressi tecnologici, dalle guerre mondiali alle migrazioni. Siamo sulla barca, il Maestro dorme, ed essa è minacciata da avversità e pericoli. Il mare è in tempesta, nonostante tutto dovremmo stare tranquilli, abbiamo Gesù con noi, ma sembra che egli sia così stanco da non importarsi di quello che sta accadendo. Siamo anche noi in quella barca, urla di terrore, si teme il peggio, la paura prende il sopravvento. 

Non ti importa di noi?

Sopraggiunge il rimprovero di Gesù, dopo la sequela, dopo la parabola del granello di senape, la traversata si fa faticosa. Non avete ancora fede? Ogni tanto dovremmo recuperare dalla memoria il ricordo di quei passaggi esistenziali sofferti, nei quali abbiamo pensato che forse la strada la dovevamo cercare o tracciare noi, anziché affidarci al Signore. Mi fa pensare all’esperienza del pastore e teologo evangelico Dietrich Bonhoeffer, resistenza e affidamento. Dio irrompe a spezzare gli equilibri raggiunti quando meno ce l’aspettiamo, anche se – come detto in precedenza -, il primo meccanismo di difesa che mettiamo in atto, non appena veniamo travolti dalla paura, è quello di proiettare su Dio il senso di colpa che avvertiamo dentro di noi.

Un nuovo inizio

L’esperienza del mare in tempesta, delle difficoltà sulla barca, fanno pensare ad una conversione necessaria, invece di pensare al vento, siamo chiamati a riorientare la nostra relazione con Cristo che passa da notti di tempesta, nelle quali si purifica e si approfondisce la nostra relazione con Lui. Le tempeste che il Signore ci lascia attraversare non hanno mai una ragione immediatamente comprensibile, eppure ci insegnano ad abbandonarci a colui che mai può abbandonarci, resistenza e affidamento: “Dio salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza, non protegge dalla morte, ma nella morte, non libera dalla croce, ma nella croce” (D.B.). 

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