Parto da un’immagine, un fiorellino che spunta dalla crepa di un muro, osservato da chi non è distratto, una immagine che mi provoca, mi fa riflettere sulla vita e le sue complesse e paradossali trame quotidiane. Questo fiorellino è una immagine ricca di realismo, profonda, interrogante e liberante. Questo fiorellino dovrebbe stare in mezzo ad un prato, ma perché spunta proprio dalla crepa di un muro? In un prato è più bello, si intrecciano relazioni, si chiacchera, si è più esposti, qui invece la sua presenza potrebbe essere insignificante. A proposito della chiacchiera, del pettegolezzo, della maldicenza, sono le figlie del diavolo, detto in termini di una fenomenologia religiosa, ma la maldicenza, poi amplificata sui social, cartina di tornasole della vita quotidiana, è figlia della superficialità, morale e intellettuale, una becera ignoranza che semina vento ma raccoglie tempesta.
Resisto, tra il sole e il vento, la pioggia e il freddo, tra chi vuole strapparmi e chi mi ammira. Non sarebbe meglio vivere in un prato, in aiuola, in un giardino, così si simpatizza di più? Perché spuntare proprio lì?
Resisto, insieme agli altri fiorellini l’unione fa la forza, ma l’amicizia è rara, ci sono tradimenti, menzogne, falsità, ti pugnalano alle spalle, e poi gruppi e cerchi magici, élite e privilegi, ne vale la pena perdere la propria dignità e svendersi? In quella crepa il fiorellino non dà fastidio a nessuno oppure dà fastidio? Difficilmente ritrovi un artista che dipinge un quadro osservandolo, al massimo passa qualcuno e scatta una foto. I suoi colori, lo stelo, forse faranno eco ad altri fiorellini, e qui scoppierà l’invidia, nemica del bene, ulcera dell’anima direbbe Socrate.
Resisto, incoraggia il fiorellino, una resistenza nella natura, nell’ordine delle cose e nell’intelligibilità di Colui che ha disposto le cose nel buono, nel bello e nella perfezione. Anche in quella crepa si può vedere la perfezione. Il fiorellino sorride, sa che la sua vita non sarà lunga, c’è un senso in ogni cosa, abbellisce il muro e rincuora i pochi passanti che si fermano nella corsa veloce della vita e del tempo. Qualche volta è rimasto impressionato quando un gruppo si è fermato a chiacchierare, ripeto, non parlare e conversare per edificare, ma chiacchierare, in quella che io chiamerei depravazione del pensiero e stupro della parola, perché il vocabolario è molto limitato e lo scopo è di fare del linciaggio e spargere confusione e divisione.
Resisto, nella verità e lealtà, nella concretezza e nella bellezza, nella nobiltà e dignità, senza lasciarmi imbruttire, e presento la resa, è quella di chi si consegna all’ordine delle cose, condivide la compagnia di chi ama le cose nobili, originali, belle, e mi accorgo che i fiorellini che spuntano da questa crepa sono più di uno, la rarità non cerca l’amicizia della maldicenza, ma evita e viaggia su strade e terreni più fecondi ed edificanti.
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