“Il Signore ha fatto forza con me, perché nella mia umanità sono stata spesso recalcitrante”, così, in uno dei tantissimi incontri Suor Francesca Giuseppina mi parlava di sé. Che bella Dio-incidenza, notte del 25 dicembre, giorno in cui la Chiesa celebra liturgicamente la nascita del Salvatore, Suor Francesca celebrava il suo dies natalis. Gli ultimi mesi ha affrontato con dedizione e sacrificio la debolezza e la malattia con lo spirito di offerta nella volontà del Signore, cuore della spiritualità visitandina. Una volontà forte, tenace, per tanti anni Madre del Monastero della Visitazione a Taurianova, assistente, una donna piccola ma innamorata del suo Sposo.
Attraverso le grate della clausura non ha mai esitato ad incontrare, accogliere, aiutare, incoraggiare, questo è il ricordo che ho di lei, ma anche la gratitudine, donna dagli occhi profondi che scrutava i cuori, una carisma che solo un’anima tutta di Dio possiede senza saperlo.
Le forze venivano meno, per l’età e la debolezza, ha continuato a pregare, ad affidarsi, a consegnare l’anima allo Sposo, amorevolmente assistita dalle consorelle, e da Suor Margherita Maria che le è stata sempre accanto.
Conservo a casa le piante che ha donato alla mia famiglia, solo un’anima delicata, tenera e sensibile ama e cura i fiori, come il suo cuore, tutto dedito a Dio. Quando ho visto il suo corpo nel feretro e lei coperta di rose, ho pensato che era quello che voleva, e adesso è nel giardino di Dio, tra i diversi fiori colorati e profumati. Qualcuno ha detto che “sull’altare Dio vuole i fiori più belli”.
Penso alle tante conversazioni, spirituali, edificanti: “Don Leonardo, dove andiamo spuntano le croci”, un monito per dire che dove il Signore ci colloca non bisogna sfuggirlo.
Donna e monaca di una tempra forte, umanamente e spiritualmente, ho sempre pensato che la forza delle religiose visitandine sono state la dolcezza di San Francesco di Sales e la fermezza di Santa Giovanna Francesca di Chantal, l’attaccamento alla Regola come obbedienza e libertà.
Cosa ci fa una suora chiusa in un monastero? Prega? Solo? La preghiera non è superficialità, è contemplazione, l’immersione profonda nel mistero della vita e di Dio, senza lasciare l’umanità, l’asino di Cristo diceva San Francesco di Assisi.
Quando ero seminarista, poi prete, le raccontavo le mie esperienze, condividevo la gioia e la fatica, e lei sempre in ascolto, e con il sorriso, mai con un volto duro.
Penso sempre ai fiori, la cura e la dedizione che lei offriva è la stessa che ha donato alle consorelle, al Monastero e a tutte le persone che ha incontrato. Se da un lato, – ed è umano -<, la tristezza della sua partenza, dall’altro, la gioia, che vive l’abbraccio dello Sposo, che non mancherà la sua preghiera, per ogni persona incontrata, e che Dio ha messo un nuovo fiore nel Paradiso.
Ognuno di noi dovrebbe prendere l’esempio, far crescere e curare i fiori del giardino della terra, seme e figura di quelli del Paradiso, così ha fatto Suor Francesca Giuseppina, a gloria di Dio.
Dio sia benedetto!
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