“Ti ricordi quando eravamo piccoli e lì” .. “Una volta c’era la zia “… “In quella casa .”. Storie, ricordi, lacrime, emozioni, tutto in fumo! Ventidue numeri civici distrutti dalla furia dell’incendio, alle quattro dell’alba del 25 giugno del 2023, un’altra pagina storica e tragica per San Procopio. No, non ci sono feriti, non ci sono morti, Deo gratias, solo case disabitate, vecchie e crollate, un intero rione distrutto, e con esso, memorie, giochi, un pezzo di vita, tutto in fumo. Adesso si fa la conta dei danni.
Foto, video, fotografano la potenza del fuoco, bagliori rossi che s’innalzano, no, non è un set cinematografico, è realtà. Da queste parti la realtà è dura! Sopratutto da queste parti non è la prima volta, si gioca col fuoco, ma questo non sarà dimenticato, oppure ci vorrà tempo per elaborare questa tragica notte. Le campane qui suonano per tanti motivi e sopratutto religiosi, ma quando suonano quelle della Chiesa degli Afflitti, tanto cara ai samprocopiesi è che accade qualcosa di terribile. La via interessata intitolata a “Garibaldi” che doveva liberare la la Calabria (sic!!) conduce esattamente a questa piccola chiesa devozionale.
La gente nel cuore della notte si sveglia, tutti accorrono, qui ci si conosce tutti, alcuni aiutano il proprietario di un piccolo tabacchino a svuotarlo, diverse squadre dei vigili del fuoco sono impegnate a spegnere il fuoco, intanto esso si propaga, si estende verso altre abitazioni, e la paura prende il sopravvento: gente terrorizzata, qualcuno ha dovuto lasciare la propria casa limitrofa all’incendio. No, non è giusto, non si può vivere così, essere svegliati nel cuore della notte, un trauma dove ci vorranno giorni per superarlo.
Il fuoco cancella il passato, cancella ricordi, giochi, avventure, famiglie che hanno vissuto e lottato, ma da dove sarà partito questo fuoco? C’è la mano dell’uomo? Interessi personali? Cause naturali? Accadrà un’altra volta? Nella durezza della vita, ci mancava anche questo!
Chi si è recato al mattino, sentiva puzza di fumo, case che non ci sono più, muri anneriti, crollati, gente ancora tra le vie, forze dell’ordine e vigili del fuoco attivi per mettere in sicurezza le vie dove è accaduto il misfatto.
Mi erano arrivati foto e messaggi su whatssapp, non ci credevo ai miei occhi, dispiaciuto e rammaricato, abbiamo celebrato la Messa e abbiamo pregato: “liberaci dal male”, invocando Dio; eppure il fuoco è importante, è una conquista, dà calore, riscalda, illumina. No, può anche distruggere, uccidere, annientare, e Dio ha messo a disposizione nostra il fuoco, tuttavia l’uomo lo usa per fini non umani e civili.
Una poetessa, a distanza partecipa del dolore di una piccola comunità, mentre il parroco, qui da un anno, pubblica sulla pagina social: «Avendo appreso stamattina dell’incendio che ha interessato una vasta area di San Procopio, esprimo la mia più profonda vicinanza a tutta la comunità di San Procopio. Grazie a Dio, non sono state coinvolte persone, non ci sono feriti, ma diverse abitazioni in disuso sono crollate. Il rammarico è che il fenomeno degli incendi non è nuovo, di recente ha interessato anche alcune abitazioni della vicina Sinopoli. Immagino e partecipo al turbamento che ha coinvolto tutti. Chiediamo al Signore di rasserenare gli animi, con l’augurio che possa ristabilirsi la pace e quel quieto vivere che interessa la salute e la serenità di tutti».
«Chissà se queste strade polverose, se queste case dalla facciata diroccata e muschiosa, se questi tetti assenti avranno memoria di noi. Memoria del nostro passo distratto e fugace, passo di ciò che poteva essere e non è stato. Genti lontane, mai sino in fondo capite: testarde, orgogliose, dure d’aspetto e di gesti, dagli occhi buoni se tendi la mano se si prospetta un diverso orizzonte si un po’ forse lontano, ma come si attraversa il mare se non abbandonandosi alle onde?E allora serve un bambino: che inizi a giocare! Serve un fioraio: che inizi a piantare! Serve un artista: che inizi a colorare! Serve un anziano: che possa narrare! Serve un gatto: che possa abitare! Serve un albero: che possa ombrare! Serve un pieno: che il vuoto possa cambiare! Serve la musica, la danza, la lettura… Servo io, servi Tu, per sfiammare la bruttura. Servono mani, che sanno accarezzare e costruire e braccia per accogliere e su cui contare. Servono occhi per poter sognare. Servono i matti per fare bellezza, servono i folli per ricominciare con chiarezza» (Mariangela Bisconte).
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