Oggi sembra tutto scontato, nel vortice della routine, dell’abitudine, del tutto è dovuto, del do ut des, in cui tutto è mercificato, si guardano il telefonino e lo schermo del computer, e si ha paura dei volti, si mandano messaggi whatsapped email (raramente letti con attenzione!), ma gli incontri sono rari, il volto dell’altro è disertato ed emarginato.
La chiesa organizza tante attività ed eventi: congressi, sinodi, convegni, solenni celebrazioni liturgiche, ma sono luoghi decisivi della fede?
Papa Francesco tempo fa’ ha avuto l’intuizione profetica di una raccomandazione, non cadere nel martalismo, invece, ci si ostina e si continua su una strada dove la domanda cruciale è: sono luoghi decisivi della fede?
Le parrocchie organizzano ritiri spirituali, pellegrinaggi, feste, tridui, novene, eventi per radunare tanti fedeli, per non parlare delle riunioni dei consigli pastorali, delle associazioni ecclesiali, la celebrazione delle prime comunioni, i matrimoni, le cresime, ma sono luoghi decisivi della fede?
Come si può mantenere vivo il corpo della chiesa? Organizzando tante attività per radunare e riavvicinare i fedeli alla chiesa?
Cosa sono e quali sono i luoghi decisivi della fede?
Le confessioni occasionali? Le rare visite in chiesa per le messe dei defunti, battesimi e matrimoni? Come regolarsi quando l’assemblea è sempre varia e cresce solo in determinate circostanze, molto eccezionali? Per non parlare del ruolo dei padrini e delle madrine.
Accade spesso che i fedeli – utenti, si rivolgano al parroco solo per i riti (certificati di idoneità, battesimi comunioni, cresime, matrimoni, messe per i defunti), un passaggio iniziatico che ha ancora una certa rilevanza sociale ma non a livello esistenziale e nemmeno ecclesiale, perché poi non si vedono più. Sono luoghi decisivi per la fede?
Per non parlare della delicatezza delle confessioni, la password o una tassa da pagare per accedere alla comunione, ma senza aver fatto un esame di coscienza e un percorso prima di accostarsi alla delicatezza del sacramento, dove il cuore rimane serrato e il penitente quasi quasi si sente obbligato a dichiarare il peccato che non sa nemmeno cosa sia.
E se i luoghi decisivi della fede fossero gli incontri imprevisti, inaspettati: un saluto e una chiacchierata per strada, una visita spontanea, un chiedere: “come va”?, un sorriso, quali timidi approcci per instaurare un discorso, senza imposizioni di partecipazioni ecclesiali ma per risvegliare la fede?
La domanda è quanto siano decisive le relazioni quali luoghi della fede, perché la fede è incontro, amicizia, confidenza, scommessa, rischio, anche attraverso parole che non sono più scontate. Come stai? Tutto bene? Hai bisogno di qualcosa? La tua salute? Come va la vita? Sei felice?
Entrando con rispetto e in punta di piedi, chiedendo il permesso, e offrendo una parola, alternativa, incarnata, vera, bella, quale balsamo e unguento, per curare le fragilità e le vulnerabilità di oggi.
E per non parlare dei luoghi ecclesiali, le sacrestie, le aule liturgiche, le curie, sono spazi profumati oppure odorano di altro? Quando entri in una chiesa, avverti familiarità oppure estraneità? Senti qualcosa di sacro, oppure è un luogo come un altro? Sono luoghi di legittimazione sociale ed ecclesiali, di potere frainteso come servizio, dove il prete – parroco fa il laico e il laico fa il prete – parroco; oppure in altri luoghi dove si progetta tra i propri accoliti – servitori chiusi in recinti ovattati e inespugnabili?
Mi interrogo, perchè penso all’avvenire della fede e della chiesa, e se da un lato c’è il primato della grazia, le vie di Dio sono imperscrutabili, dall’altro, c’è la libertà umana, dove si può rifiutare l’amore di Dio.
Quali sono i luoghi decisivi della fede?
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