Un anno è passato, il 1 giugno 2022 venivo nominato parroco a San Procopio della parrocchia San Procopio martire, piccola comunità di circa 480 abitanti alle pendici dell’Aspromonte. Ho imparato tante cose in questo anno, e ne dovrò imparare altre. Chi passa da San Procopio non vede edifici compiuti e interessanti, l’incontro è bruciante, ma può rimanere impressionato se usa un’altra prospettiva, la precarietà, la sobrietà, l’umanità, e addentrandosi, tra case vecchie e abbandonate, abitate e tra i vicoli dove spunta l’erba e qualche edificio completato, la speranza è nelle tre chiese, di cui una parrocchiale.
Ogni tanto bello è vedere un gruppetto di ragazzini che giocano in piazza o in qualche punto di ritrovo, adulti e anziani a chiacchierare in piazza, quella antistante alla chiesa e dedicata al vescovo Mons. Bruno Occhiuto (1884-1937), parroco di San Procopio e originario di questo paese che fu anche vescovo di Cassano all’Jonio (1921-1937). Uno sparuto ciuffo di fedeli si avvia verso la chiesa per la Messa feriale, unico punto di ritrovo, unico presidio, altre presenze pubbliche sono sporadiche se non per eccezionali eventi.
Un anno, un percorso di conoscenza e di fiducia, di annuncio e di testimonianza, di collaborazione e di servizio, di umanità e di relazioni, che definirei bello, aperto, con un po’ di fatica e di sofferenza, senza lasciare spazio a delusioni e attese varie, ma pensando a quanto si può fare di più nell’umiltà e nel silenzio, secondo i tempi di Dio.
La mia agenda annota ogni cosa, non è così importante se in questo anno abbiamo fatto tridui e novene, processioni o altre attività spirituali, ma le relazioni, gli incontri, la cura e l’attenzione, soprattutto verso i più fragili. Ho imparato in questi anni, alla soglia dei cinquanta fra qualche giorno, che conta la qualità e non la quantità, l’essere e non l’avere, che il bene che si può fare non dipende né dal luogo e né dal numero delle persone, affermava don Lorenzo Milani.
Qui finisce l’Italia? Qui non c’è lo Stato, ma c’è l’umanità, c’è la presenza della chiesa, c’è la presenza di persone che soffrono e lavorano, c’è chi spera e chi sogna, chi fatica e chi gioisce, chi segue non le vie della giustizia ma della superbia, chi crede e chi è indifferente, chi si sente emarginato e chi emargina.
Un anno è passato, e tutto è grazia, e tutto è Eucaristia.
Grazie a voi tutti che in questo anno avete avuto fiducia in me e avete camminato con me, anche se non mi conoscevate. Continuiamo a camminare insieme incontro al Vivente e Veniente.
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