Mi interrogo, emetto un sospiro, e mi carico di umanità, al di là della religione, è una legge morale naturale, prima viene la persona, prima di tutto l’uomo. Mai abituarsi alla violenza, mai adattarsi alla guerra, mai cedere all’indifferenza, tuttavia, sono situazioni sempre frequenti. Non sono tra i leoni di tastiera, rifletto, esprimo il mio pensiero, sono scosso di quello che accade. Scriveva don Luigi Verdi, Provo a camminare sulle acque del nostro mondo, scomposto e crudele, agitato e tormentato, brancolo nel buio con occhi che cercano segni, una frase attuale in questi giorni di deficit di umanità. Violenza, guerra, tragedie nei mari, popoli che fuggono sperando in luoghi migliori, ma l’umanità sembra ferma al punto zero.
Primo Levi dopo l’esperienza dei lager nazisti scriveva Se questo è un uomo, oggi la terra è ancora inumana relativamente alla tragedia dei naufraghi morti a Steccato di Cutro il 26 febbraio scorso, e rende ancora più terribile ascoltare le parole pronunciate da autorità istituzionali che definiscono a proposito di soccorrere e di intervenire per queste imbarcazioni in difficoltà come “carico residuo”, “se fossi disperato non sarei partito”. Quando ad una tragedia simile, le autorità aggiungono parole insensate, seppelliscono anche la dignità istituzionale, perchè c’è una responsabilità anche nel comunicare.
Occorre mettersi dal punto di vista soprattutto con gli occhi di chi è sopravvissuto, infreddoliti, impauriti, e dalla parte di chi ha prestato i primi soccorsi, per salvare vite umane, ma alcune affermazioni feriscono ancora di più.
No, l’umanità non è un carico residuo, e riguardo alla disperazione, dovremmo trovarci nei panni di chi parte da un altro mondo per un po’ di speranza. Non è solo questione di empatia, di compassione, c’è l’umanità, il sangue che ribolle, la carne che grida; interrogano quelle morti, quei bambini i cui sogni sono naufragati per sempre. La spiaggia raccoglie documenti, indumenti, giochi per bambini, residui dell’imbarcazione distrutta. Le rotte dei migranti sono imprevedibili, quella jonica, greco-turca di qualche settimana fa, con una barca fatiscente incagliata di notte a pochi metri dalla spiaggia calabrese, rende ancora più tremendo l’orrore, di chi sfrutta per profitto queste persone, ma interroga quanto sia efficiente l’accoglienza dell’Europa e dell’Italia, senza fare moralismi e senza strumentalizzazioni.
La Calabria, sulla quale già c’è una mancanza di attenzione, con i pochi mezzi a disposizione accoglie migliaia di migranti, tuttavia quello che è avvenuto il 26 febbraio, interroga sulle politiche di chiusura della frontiere degli stati europei che non arrestano persone che scappano da guerre e violenze. E’ caduto il muro di Berlino, ma si innalzano ulteriori muri, si bendano gli occhi, e Dio chiede a Caino: «Dov’è tuo fratello?». Scriveva don Milani, “Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io non ho Patria, e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro”.
C’erano tra i morti tanti minori, e uno dei soccorritori, un pescatore del luogo, afferma di non aver mai visto una scena simile in vita sua, di tanti corpi in mare galleggianti e nel prendere in braccio un bambino morto scoppia in pianto. «Dove vai?» Chiese il bambino all’onda del mare. «Sto andando riva». Rispose l’onda. «Portami con te, anche io voglio andare a riva». Pregò il bambino.
Alcuni fortunatamente si sono salvati, ma non dimenticheranno quello che hanno visto e passato, ne accadranno altre di queste tragedie, purtroppo. Mancano le croci nell’obitorio, anche se appartengono ad un’altra religione, la morte è uguale per tutti, perché ci sono vite spezzate e cuori straziati.
Ripenso ai sogni, di famiglie annientate, e uno dei bambini nella traversata pensava prima di morire:
Era carico di promesse,
di notte, le onde alte,
si stava per compiere il destino.
Quel barcone vacillava,
il piccolo immaginava,
ma dovevano fare i conti con il mare.
Si lasciavano un passato di guerra
e di violenza alle spalle,
ma gli occhi non vedevano più
si stavano spegnendo,
inghiottiti dalla legge del mare.
Omar (nome di fantasia),
udiva altri suoni,
non sognava più.
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