Domenica 17 luglio 2022 – XVI TEMPO ORDINARIO (Lc 10,38-42)
«Un giorno la paura venne a bussare alla mia porta ma la fede andrò ad aprire la porta.
La paura non c’era più, era scappata». (L. Santucci)
Noi consentiamo che nella nostra vita entrino tante cose, realtà, situazioni, e paradossalmente si può rifiutare la visita del messaggero della pace, che presentandosi come bisognoso di amicizia, invece sfama la nostra esistenza di vita vera e autentica.
Nel mio ministero sovente mi capita di ascoltare persone che non hanno tempo per la preghiera, per frequentare la chiesa, nemmeno con sè stessi; anche noi religiosi, sfuggiamo l’abitare con sè stesso (San Benedetto) dei santi che vigilavano e custodivano la vita alla presenza di Dio. Dio passa in forma di angelo; il suo passaggio è come la brezza leggera; cammina accanto a discepoli tristi e delusi; si fa conoscere in forma di pane; entra nella casa in veste di ospite; bussaalle porte della nostra esistenza; ama l’amicizia, chiede ospitalità e ci trova affannati, preoccupati, stressati, presi da tante cose, divorati dal vortice degli impegni, immersi nella gara del mondo per arrivare primi, dimenticandoci del più prossimo che siamo noi stessi. Dio si fa amico, commensale, anche lui ha bisogno di riposo e si ferma in casa di due amiche, Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, una cosa inaudita. L’evangelista Luca, il vangelo delle donne, non si sconvolge più di tanto nel riportare questo episodio inedito in quel tempo. In questo breve racconto, quotidiano, feriale, sovente si contrappongono le personalità delle due sorelle: l’una presa dai servizi, intenta a preparare, affannata a fare bella figura di fronte al maestro; l’altra, intenta all’ascolto, incurante di dover preparare il necessario per ristorare l’amico Gesù. Non c’è nessuna opposizione, se si vuole essere discepoli di Gesù, il binario dell’esistenza sono l’ascolto e il servizio. Seguirlo non è un’astrazione, non è aderire a regole o a una dottrina. Gesù coglie l’opportunità per correggere l’efficientismo di Marta, ma non le rimprovera nulla, ella vuole offrirgli il meglio, anzi, lo segue con gli occhi; Maria, ricorda che il nostro corpo ha non solo bisogno di cibo, anche lo spirito ha le sue esigenze, e il primato è l’ascolto.
Scriveva il sindaco santo, Giorgio La Pira, “oggi abbiamo tanto da fare, adottiamo la preghiera”, e per farlo dobbiamo imparare a metterci seduti e ascoltare, nell’apprendere l’arte difficile dell’ascolto, a capire i ritmi del cuore, i suoi movimenti, i sospiri. Senza Dio non si va da nessuna parte, nella Bibbia, soprattutto nel Primo Testamento, Dio rimprovera sovrani e re che prendono decisioni senza averlo consultato, con il risultato della disfatta. Anche nella pastorale ecclesiale a volte si è presi da tante cose, e non ci si accorge (o non si riesce) a stare con Dio, alla sua presenza, tanto che la chiesa è diventata un’organizzazione: uffici, progetti, programmi, convegni, sinodi, documenti di carta, tutti votati all’efficientismo, e l’incontro con l’alterità?
FA’ del mio cuore una BETANIA
- Scappo dalla preghiera?
- Lascio visitare il Signore nella mia casa?
Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.
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