Chi di noi fin da ragazzino non ha mai recitato un’Ave Maria? Chi di noi non conserva in tasca o in auto una coroncina di rosario, un’immaginetta mariana? Scorre il calendario liturgico, e una delle memorie mariane e devozionali più conosciute cade nel cuore del mese di luglio, il 16. È la ricorrenza della beata vergine Maria del monte Carmelo o del Carmine (nome mutuato dallo spagnolo Carmen, in ebraico karmel, giardino, vigna, frutteto di Dio). Le devozioni religiose ed estive, ravvivano nel cuore dei fedeli la perseverante preghiera e l’amore verso la Vergine. È chiaro che Maria, Miryam di Nazareth, è una sola, nonostante i diversi titoli mariani, la religiosità popolare, l’affetto che la gente semplice le attribuisce quale sorgente di grazia, i meriti e privilegi di Maria, sono i doni che Dio gli ha concesso per il dono della maternità del Figlio unigenito. Lei è stata prescelta da Dio in vista di un compito speciale, divenire Madre di Gesù, il Figlio dell’Altissimo.
Non faccio un percorso storico di questa devozione mariana, lo potrete trovare ovunque, sarebbe un copia incolla, e a me non piacciono le scopiazzature. Ci sono ragioni bibliche della memoria del Carmine che rimandano al profeta Elia, e vicende miracolose, la cui diffusione di questa spiritualità è avvenuta per opera dell’ordine religioso dei carmelitani attraverso le visioni e le rivelazioni ricevute da san Simone Stock. Il 16 luglio, in ricordo dell’apparizione della Vergine a Simone, priore generale dei carmelitani, la Madre di Dio gli donò uno scapolare, un abito in miniatura da portare sopra l’abito che garantisce la liberazione dal purgatorio a chi fosse morto indossandolo. Lo scapolare, segno religioso di riconoscimento e di appartenenza, conferma la promessa di Maria, di protezione e di sostegno. Ci sono dettagli importanti, particolari, che non vanno mai a discapito dell’insieme, la devozione alla Madonna del Carmine, esprime l’alleanza e l’amicizia con Maria, la Madre di Gesù e la Madre di Dio. A proposito della venerazione alla Vergine del Carmelo, l’iconografia la presenta con il Bambino Gesù in braccio, spesso con abito e scapolare bruni e mantello bianco.
Maria è una figura esemplare nella spiritualità cristiana, ci racconta la cura materna del rivestirci nel senso spirituale della grazia di Dio, al seguito di lei che fu anche la discepola del Figlio, non solo l’ha partorito, si è messa alla sua sequela, restando sotto la croce per entrare nella sua pasqua. La devozione non è un passatempo, perde il suo valore quando è vissuta in maniera intimistica e senza una prassi esistenziale. È interessante la cultura popolare mariana, un tesoro prezioso da non disperdere, e un pensiero teologico e mariano sovente dimenticato, ridotto a qualche triduo o novena, alla recita di qualche preghiera, all’atto di consacrazione, che poi risorgono nei giorni della devozione. Non è così, soprattutto nelle ferie estive, grazie alle ricorrenze mariane la fede non va in riposo. Il rischio è sempre in agguato di smarrire il nostro rapporto con Dio, di conseguenza, è importante che la consapevolezza della nostra fede riviva dentro di noi, mettendoci di fronte a lei in stupore adorante, in silenzio orante, in ascolto devoto e lode gioiosa. Nella spiritualità cristiana e cattolica c’è da riflettere sulla ricchezza del patrimonio mariano, quando l’approccio alla sua figura è svolto in maniera corretta, ricorrendo alle fonti, alla storia, al culto e alla cultura mariana. Il ruolo di Maria nella chiesa e nell’umanità, arricchisce la preghiera, la liturgia, l’arte, la cultura, la letteratura, e in particolare alimenta la fede e la devozione dei credenti. La sua presenza dolce e amorevole, permette grazie a lei di avvicinarsi ai racconti evangelici, all’opera del Cristo, e nella prassi esistenziale e sacramentale di accostarsi alla frequenza dei sacramenti e alle opere di misericordia corporale e spirituale.
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