Domenica 03 luglio 2022 – XIV TEMPO ORDINARIO (Lc 10,1-12.17-20)
«Noi operai della vigna siamo sempre più pochi e fragili». Gianfranco Matarazzo
Poche parole consegnate ai discepoli e l’augurio della pace testimoniato con uno stile di vita molto sobrio.
ANDATA E RITORNO
Le onde vanno e ritornano, accarezzano la riva e poi si ritirano, e il movimento prosegue all’infinito, come la vita del discepolo: egli va dal Maestro, ascolta e apprende i contenuti della predicazione, la testimonianza credibile e affidabile, poi va in missione, ritorna da lui, si riposa, raccoglie i risultati, i successi e i rifiuti. Si è inviati a due a due, “i discepoli sono inviati a due a due, perché non esiste un viaggio in cui si è da soli. La nostra vita è sempre legata a quella di qualcun altro. Le nostre decisioni hanno sempre conseguenze sugli altri. Il legame, la relazione, appartiene alla nostra natura di esseri umani. Il numero due è infatti anche il principio della comunità, è la realtà da cui si sviluppa e prende avvio una realtà più ampia” (G. P.). Ecco la fraternità, l’impresa evangelica non è personale, ma sinodale, con alcuni avvertimenti, di essere muniti di mitezza e umiltà, raccomandando la modalità dell’agnello e non di trasformarsi in lupo! Quanti lupi travestiti da agnelli nelle nostre comunità, con abiti sontuosi e sfoggi processionali! Sono tante le tentazioni da affrontare, in mezzo alla violenza del mondo, la seduzione del potere e della ricchezza, la prepotenza e l’arroganza, il perdersi in chiacchiere, lo stravolgimento del ministero, e cioè, di servirsi invece di servire.
Gesù dà il potere, di guarire, di vincere il maligno, e chiede di augurare la pace, la benedizione divina per eccellenza. Dopo averli istruiti e non indottrinati (?!), dopo aver presentato lui stesso come la presenza del Regno, – è lui la pace che occorre donare -, tutti sono inviati a camminare per le strade mondo, in mezzo alle tentazioni. Che bello la chiesa dei ministeri e non dei ruoli! II rischio (tentazione sempre in agguato) è quello di puntare sui successi, sulla bravura personale, tattiche e strategie, e i discepoli ritornano pieni di gioia, condividono questo sentimento con Gesù, anzi, lui benedice questo viaggio, e vede che la mitezza e l’umiltà sono le armi del discepolo. Spesso si punta su mezzi potenti, sulla preparazione intellettuale, il denaro, gli abiti, le provviste, il ruolo, ma non sono queste che chiede Gesù, la qualitàimportante per l’urgenza del Regno è lo stile dell’agnello, come è lui stesso, “siamo agnelli che devono tenere lontana la tentazione di diventare lupi!” (G. P.) .
Gesù è felice, gioioso, i piccoli e i semplici accolgono il vangelo, vede la sconfitta del maligno, ma corregge il tiro, rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli. Non dovremmo essere felici di scrivere il nostro nome nel cuore di Dio invece di incidere lapidi e titoli in grassetto sui giornali della storia? Non abbiamo capito nulla del vangelo! Qui si gioca il discepolato, non sui mezzi, perché i pesi sono inutili; non sull’efficacia, perché la proposta è libera; non sulla prestazione, perché la Parola conta sull’azione dello Spirito. È un viaggio di andata e ritorno, consapevoli che “Paolo ha piantato, Apollo ha innaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere. Perciò chi pianta e chi innaffia non contano nulla: chi conta è Dio che fa crescere. (cfr. 1 Cor 3,6-7). Si rilegge il viaggio, si impara da ogni esperienza, basta che il nostro nome è scritto in cielo, l’importante è seminare, e “bisogna stare in silenzio e aspettare (G. Rodari).
AIUTAMI a fidarmi della debolezza del VANGELO
- Rileggo la mia esperienza di discepolo?
- Quale è lo stile che distingue il vero discepolo? L’umiltà o la forza della persuasione?
Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.
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