Si può dire, che l’ultima parola non sarà della morte?
La morte, nonostante tutto non ha l’ultima parola.
Le forze del male ed il negativo non prevarranno.
Ma tuttavia restano nel mondo e nella storia e continuano ad essere operanti.
E. Balducci
Appeso in mezzo a due malfattori, considerato anche il figlio di Dio come un delinquente, uno l’accusa, l’altro gli strappa la salvezza, e questi riconosce all’ultimo istante di aver sbagliato e di meritare la condanna, e riconosce il Signore della vita. Gesù è condannato, non edulcoriamo i vangeli della passione, e tutta la via Crucis che l’ha condotto al Calvario è stata tremenda, non meno dell’abbandono di tutti, non meno del giudizio del sinedrio.
Alcuni dicono che sulla croce c’era un buon ladrone, ma in realtà di buono non c’è niente, se non le sue ultime parole, ha giocato d’astuzia, ha vissuto il film della sua vita, accanto a sé penzolava un uomo giusto che moriva ingiustamente. La Croce diviene il luogo teologico dell’infinito amore di Dio, sconfina anticipando la vita eterna, facendo entrare nella sua Casa, già adesso, l’ora escatologica e senza tempo del dono della vita eterna.
Sulla strada aveva incontrato Simone di Cirene che si era caricato la croce sulle spalle, aveva preannunziato più volte ai suoi l’ora della Passione, ma non avevano compreso la tassa esosa da versare, e tutti erano fuggiti, perché desideravano onori e grandezze, titoli e riconoscimenti. Sulla croce, il trafitto, nudo, esposto a tutti, continua a perdonare e a spargere il profumo dell’amore.
La croce già profuma di Pasqua, di salvezza, nel paradosso dell’orrore, la vita donata continua a espandersi, perché l’amore è più forte della morte, e Gesù fa una cosa nuova. Fino alla fine Dio mostra un atteggiamento diverso, mentre gli uomini celebrano il lutto, di situazioni, di eventi e circostanze, tipo “non c’è nulla da fare”, “è irrecuperabile”, perché l’uomo è capace di non riconoscere l’altro, di negargli il diritto all’esistenza, sulla croce nel momento più drammatico di tutta la storia umana, nel buio della storia, c’è vita, vita eterna, epifania dell’amore.
Gesù è l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato, la violenza, il male dell’uomo, e vince ogni ingiustizia con l’amore. Difficile capirlo quando non si interrompe la catena della violenza, e nella sua sovrana libertà, ha il potere di dare la vita in abbondanza. Il vero fallimento di una esistenza è quando non si dona la vita, non aiuta a germogliare la novità, calpestando diritti e umanità e questa è una sconfitta per l’uomo e per il vangelo. Gesù mostra in modo solenne nell’impotenza l’onnipotenza dell’amore.
C’è sempre tempo per la speranza, nell’ultimo istante, in quell’ora, oggi, il ladrone incontra il perdono e la misericordia di Dio. C’è sempre un oggi che profuma di eternità, non si deve mai disperare, i peccati del ladrone erano manifesti, ma quelli nostri, nascosti, magari sono più gravi, in ogni caso non dobbiamo mai sentirci perduti, l’amore compassionevole di Dio è più tenace del nostro peccato, più potente della profondità dei nostri abissi. Accadde con il paralitico, con l’emorroissa, con l’adultera, con la samaritana, con Zaccheo, con Pietro che lo rinnega, con il centurione, con il ladrone, e accade anche a noi, oggi, grazie all’incontro con Gesù.
Quando penso a quella visione, Gesù crocifisso, in mezzo ai due malfattori, contemplo un Dio assetato di vita, e il perdono, la salvezza, mi tende la mano nell’inferno della mia esistenza, mi solleva, cioè, mi salva, e in paradiso, per ogni anima salvata c’è gioia e grida di benedizione in cielo. Tutto trova risposta in quel culmine, nella quale il crocifisso afferma: “io sono con te, fino alla fine del mondo”.
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