Pensavamo di aver lasciato alle spalle i secoli bui della storia, le due guerre mondiali, i lager, i gulag, gli armamenti atomici, ma in Europa siamo davanti a scenari imprevisti. L’invasione della Russia in Ucraina, è un conflitto che rischia di coinvolgere altri paesi, e le cui conseguenze politiche ed economiche stanno determinando ripercussioni drammatiche, anche sotto il profilo sociale. Cosa pensa il sociologo Mimmo Petullà sul conflitto in corso tra Ucraina e Russia?
«Come la Shoah, anche il genocidio ucraino si sta consumando nel cuore di un’Europa cristiana. Come allora, anche oggi il mondo ha sottovalutato, mentre continua ad assistere – frastornato e incapace di scongiurare – all’intollerabile spettacolo della progressiva disintegrazione e annientamento dei fondamenti essenziali della vita di un popolo».
Diversi esponenti di potenze mondiali e diplomatici hanno avviato contatti e colloqui con Putin, ma lo zar russo non desiste dai suoi programmi belligeranti, accusando i paesi occidentali di interferenze, tra questi il ruolo della Nato e degli Usa. Assistiamo purtroppo ad un esodo dei rifugiati, a morti di migliaia di civili e anche alla difficoltà di corridoi umanitari.
«Saltano, a suon di bombe, finanche i corridoi umanitari – in un perfetto e mortifero stile hitleriano – mentre si rafforza il connaturale e umano egoismo. Sembrano risuonare le parole di Albert Einstein, laddove afferma: “Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie, ma per quelli che osservano senza fare nulla” ».
Ha scioccato la dichiarazione del Patriarca ortodosso russo Kirill, al quale era stato chiesto di intervenire su Putin.
«In queste tragiche ore il Patriarca ortodosso russo Kirill rompe il suo complice silenzio, mentre con barbaro coraggio consegna alla storia l’intollerabile indegnità del suo sermone, pronunciando parole con le quali benedice la guerra contro l’Ucraina: “È una guerra giusta, contro le lobby gay”».
Diversi dissidenti sono stati avvelenati o uccisi tra cui la giornalista Anna Politkovskaya. Il regime censura ed Elina con ferocia chi si oppone a questo strapotere. Oggi ritorna alla memoria la giornalista che aveva raccontato chi era Putin, – e non erano tempi sospetti -, ma nessuno forse gli aveva dato credito e adesso ritornano le sue parole. Cosa avrebbe raccontato?
«Sulla barbara aggressione dell’Ucraina la grande Anna Politkovskaya – giornalista che avrebbe avuto lo stesso coraggio che l’ha contraddistinta, di esprimere una dura condanna ai crimini del Cremlino – assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006, giorno del compleanno di Vladimir Putin».
Oggi la sua voce risuona con prepotenza.
«Nel sonno illuminista e democratico dell’Europa continua la sterminio ucraino, con il bombardamento di un ospedale pediatrico a Mariupol, dove hanno trovato la morte bambini e donne incinte. Anche davanti a obiettivi inermi e inoffensivi chissà cosa avrebbe scritto la giornalista russa Anna Politkovskaya, uccisa dopo avere denunciato il genocidio in Cecenia, barbaramente compiuto dal despota Putin».
Secondo i media in Russia la libertà di informazione è imbavagliata.
«La sfacciata e menzognera manipolazione della realtà, attraverso l’utilizzo strumentale dei media statali – e il silenziamento di altre fonti tramite censura – pone l’autorità russa per le comunicazioni in contiguità con la logica del ministero della propaganda della Germania nazista».
In Ucraina non combattono solo i militari russi, lo zar russo ha anche assoldato mercenari stranieri.
«Il tiranno Putin concede legittimazione – e in un perfetto stile mafioso – a bande armate di criminali mercenari, assoldandoli per l’assedio di Kiev».
Un’ultima domanda: a questo punto può essere messa in discussione qualsiasi sovranità territoriale, non solo, ogni Stato potrà addurre motivazioni che gli consentano di invadere un’altra nazione passando sopra il diritto e sopra la dignità umana.
«Continua lo sterminio contro un Paese libero e democratico, i cui principi fondamentali sono da ricondurre al rispetto della sovranità territoriale di uno Stato. Si tratta di un’aggressione da condannare non solo alla luce del diritto internazionale, ma anche della più ampia prospettiva dei crimini contro la pace e contro l’umanità, dal momento che quello della Russia costituisce un oltraggioso e barbato assalto all’inviolabile valore della dignità umana. Che l’Ucraina possa essere contestualizzata – al più presto e con maggiore audacia – nell’orizzonte comune della storia e dei valori europei».
Sono passati ventitrè giorni dall’invasione della Russia in Ucraina, assediata dall’armata russa, e tutti guardiamo con trepidazione all’escalation di morti, bombardamenti, senza distinzioni di ospedali, di palazzi civili o di scuole. Attendiamo che la diplomazia e non solo le sanzioni siano più efficaci per evitare ulteriori peggioramenti della drammatica situazione in Ucraina.
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