La realtà della tentazione è segnata dall’esperienza religiosa: c’è il tentato che è l’uomo; c’è il tentatore che è il nemico; ci sono un luogo, un tempo, la vita di ogni giorno. Gesù è stato tentato, il popolo dell’esodo è stato tentato, l’uomo è tentato; la tentazione più grande è quella di provare a sostituire Dio con un’altra immagine, più immediata, più visibile, riproducendola in una realtà materiale e terrena che è il peccato di idolatria.
Gesù affronta un periodo di prova che proseguirà lungo tutto il suo percorso verso Gerusalemme, fino alla croce, sono tentazioni che hanno inizio nel deserto: il potere, il successo, la strumentalizzazione di Dio, un materialismo pratico nella quale la battaglia più aspra è dentro il cuore. Al centro di questa lotta, c’è la fame del corpo, del sapere, del possedere, del dominare.
Le tentazioni di Gesù sono uguali alle tentazioni dell’uomo, l’avidità del potere, il servirsi di un ruolo per manipolare le coscienze; la ricerca della sicurezza nel denaro ad ogni costo; il chiedere il miracolo per piegare Dio ai propri bisogni; il sovvertire le cose di Dio e le cose sacre per il proprio tornaconto; altre tentazioni fanno emergere il peccato di idolatria, un abbaglio che acceca per avere il controllo e il dominio nel tentativo di superare la condizione di terrestrità, illudendosi con il miraggio dell’immortalità o dell’infrangibilità.
Il cuore, luogo delle decisioni, dell’intelligenza e della volontà, nella mentalità biblica è tutta la persona nella sua unità, è un deserto, di lotta, di prova, dove il nemico, il divisore, il diavolo, si impone; al contrario di Dio che invece propone. Il nemico presenta un bene apparente, la falsità di una seduzione che attrae per un piacere egolatrico al fine di sottrarsi al limite del proprio corpo e delle realtà umane. La tentazione è quella primordiale, voler diventare dio escludendo Dio; voler soddisfare il proprio ventre invece di ricercare l’essenziale. L’uomo scambia questa fragilità con una provvisoria felicità, si getta nel fascino del perverso, non attende più, non ha pazienza, e preferisce la soddisfazione immediata; vuole riprendersi una autorità e una autonomia nella quale il bisogno di fame non è mai placato, vuole sempre di più, e diventa famelico di tutto quello che lo aiuta provvisoriamente a superare la condizione di fragilità.
La tentazione di una messianicità facile e di consenso è stata vinta da Gesù, egli si è affidato al Padre. L’orizzonte di fede è lo stile della preghiera; lo stile della vigilanza; lo stile dell’umiltà. L’uomo è come una sentinella, veglia, nel buio, in cui l’attesa si fa più forte, cerca fonti luminose, la speranza che il buio non diventi più fitto. L’uomo è assillato dalle tentazioni con le quali anche Gesù nella sua umanità è stato tentato, ma ha trovato la via d’uscita: la fiducia nella Parola di Dio, l’abbandono nelle mani di Dio, contro la presunzione di potersi salvare da solo, e nella prova suprema del Getsemani, nel buio più fitto del suo cammino terreno, la risposta ultima è stata di lasciare spazio all’Altro.
Le tentazioni hanno un significato e un valore in una vita di vicinanza a Dio. L’uomo è tentato quando vive una vita permeata di fede e di vangelo, ma anche per chi è lontano, la propria coscienza non è mai addormentata del tutto, c’è sempre un margine in cui la voce parla nell’intimo, l’amore a cui ogni uomo e ogni donna sono chiamati, nella comune vocazione alla fraternità, afferma il profeta Isaia che Dio aspetta l’uomo per farvi grazia, questa è la libertà, il dono più grande, l’uomo libero è l’uomo che vive la sua umanità fatta di sì e di no.
Ottimo!!