La natura ha un’anima, è incanto e poesia, contemplazione e narrazione, bellezza e gratuità, libertà e forza. Ogni essere vivente ha una sua importanza nel complesso dell’ecosistema, dai fondali marini all’altezza degli alberi, contiene misteri e sfumature che sfuggono a chi è distratto e indifferente alla sua vitalità. La natura è stupore, dotata di forza e libertà, è il linguaggio dell’amore di Dio, creatura di Dio che l’umano è chiamato a custodire, difendere, promuovere proteggere.
Ogni mese dell’anno è una festa, le foglie d’autunno, il letargo dell’inverno, i profumi della primavera, il sorriso dell’estate, così la terra, con le sue piante, i suoi fiori, i frutti dell’albero, sotto lo sguardo del cielo, innamorata del cielo, c’è l’uomo, essere piccolo che ammira e il suo cuore si rallegra. Personalmente è l’albero di mandorlo quello che mi affascina di più, i fiori, i colori delicati, il profumo, i cui rami sono gravidi di annunci, soprattutto nel momento più duro, in inverno.
Dietro alla bellezza del mandorlo, si riflette un racconto mitologico narrato dal poeta Omero, non solo, anche la Bibbia parla del mandorlo, in ebraico, colui che veglia, che vigila, è il primo a svegliarsi l’inverno, e riflette lo stile di Dio: veglia sulla parola affidata a Geremia, lo ama e lo custodisce perché il progetto che ha su di lui si realizzi.
L’albero di mandorlo forza l’inverno, osa, ed è riverito in alcune culture, anche il mito ne parla, il poeta Omero narra una storia di amore, di passione, tra due sfortunati amanti, Acamante e Fillide, nell’intreccio di bellezza e di eroicità, di pathos e delicatezza, di speranza ed eternità, un amore delicato e sconvolgente, cartina di tornasole della storia del mandorlo.
Il mito racconta la partenza di Acamante per la guerra di Troia, e durante il viaggio sosta per qualche tempo in Tracia. Qui conosce Acamante, figlia di Fedra e Teseo, si innamora della sua bellezza, e lei ricambia questo amore. Le Moire (coloro che tessono la storia), filano il destino dei due, ma hanno in serbo qualcosa di diverso. Il soldato riprende il suo viaggio per la città di Troia, ma promette alla sua amata che ritornerà e la sposerà. Il tempo è lungo, passano dieci anni, Fillide aspetta, e l’attesa non consuma questo amore, lo rafforza. L’amata purtroppo non ha notizie della guerra e non vedendolo arrivare, muore di dolore. Questo amore sfortunato ha un destino tragico anche se dentro cova la speranza, una storia che non sfugge agli occhi della dea Atena, ella cambia le sorti e alla sfortunata Fillide le regala l’eternità: come atto di compassione la trasforma in un albero di mandorlo. Il soldato Acamante fa ritorno della guerra, non vede l’ora di riabbracciare la sua amata Fillide mentre sta per terminare l’inverno, ma apprende una notizia terribile, il destino è stato crudele: Fillide è morta, e lui decide di recarsi a trovare l’albero per piangere la sua amata. Esausto per la guerra e per il dolore della perdita dell’amata, si mette in cammino, stanco e scoraggiato, e trovato l’albero di mandorlo, si ferma e piange abbracciandolo. Quell’albero che in vita era stata Fillide, al pianto dell’amato fiorisce e regala fiori delicati, di quel colore tenero e leggero, bianco velato di violetto, caratteristici del mandorlo, i due si ritrovano e diventano una cosa sola.
Quando passiamo per i campi e per i giardini, leggiamo nella fioritura questo annuncio di speranza, una storia a lieto fine, così è per circostanza e situazione, mai dire la parola fine, mai darsi per vinti, l’ultima parola è proprio la speranza,e la speranza fa fiorire gemme di novità.
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