Appello al cambiamento di mentalità dentro la chiesa e fuori
Non si può nascondere che negli ultimi anni sono avvenuti cambiamenti rilevanti nel rapporto storico tra le mafie italiane e la chiesa cattolica. Dopo un periodo di silenzio, di connivenza e di indifferenza, si è passati alla denuncia, e il processo è attuale, anche se ancora non c’è una piena consapevolezza e maturità della gravità del fenomeno mafioso. In Calabria la presa di distanza è stata molto lenta, non si può non ricordare che solo dopo il grido di san Giovanni Paolo II ad Agrigento il 9 maggio 1993, rivolgendosi con decisione ai mafiosi, alla chiesa gerarchica sono cadute le squame dagli occhi. Credenti, civili, autorità e religiosi che hanno fatto il loro dovere sono stati martirizzati ma isolati dal contesto ecclesiale e sociale. Dobbiamo prenderne atto, il no alla mafia, il no alla ‘ndrangheta ha bisogno del NOI, si costruisce un presente nuovo insieme, quindi occorre fare rete. Il 21 giugno del 2014 in Calabria, il no alla ‘ndrangheta di Papa Francesco nella spianata di Sibari e la scomunica ai mafiosi ha sigillato un ulteriore passo in avanti, soprattutto in questa meravigliosa regione in cui l’immobilismo è di casa.
Questa è la prima e più importante conversione, morale, teologica, pastorale ed ecclesiale, la consapevolezza di ieri per cambiare il presente!
In Calabria pensare è pericoloso, distruttivo, ma non possiamo farne a meno. Dopo anni di buio, è iniziato un impegno delle gerarchie vaticane, della Conferenza episcopale italiana, della Curia vaticana, del Papa e delle chiese locali, un’attenzione che non deve abbassare il livello di guardia, il fenomeno della ‘ndrangheta è molto complesso, e riguarda l’aspetto etico e morale di una società dove c’è una diffusa mafiosità e illegalità. Ci siamo tutti dentro!
L’appello alla conversione non è solo di chi fa parte di questa potente organizzazione criminale, anche dei complici, della connivenza, a quel mondo grigio e affaristico, intriso di potere e di politica che è un punto di forza. Il cambiamento di mentalità, della vita, non è solo un fatto intimo, personale, coinvolge gruppi, comunità, società, le istituzioni e le gerarchie religiose. O forse non è così? La diffusa illegalità, fa pensare alla banalità del male (H. Arendt), “lo fanno gli altri, lo faccio anche io”, perché non si pensa, si vive di luoghi comuni, di pregiudizi, di frasi fatte, e la banalità del malenasconde la superficialità di azioni e di gesti senza pensare. C’è un vuoto di valori e di significanza dove tutto diviene normalità, anzi banalità, accettando un realismo che non è semplice nella complessità della vita scardinare strutture di peccato e impalcature etiche e psicologiche che fanno “cultura” e stili di vita nel senso negativo del termine.
Quale è la missione della chiesa? Quale è il suo obiettivo? È sufficiente la solenne proclamazione della autoesclusione degli uomini e delle donne di ‘ndrangheta? E di chi presta il fianco?
Parlare di conversione a chi non ha un’esperienza di fede e di Dio, in un mondo secolarizzato e che strumentalizza la religiosità popolare è come parlare della luna o dei massimi sistemi, in particolare a chi dei Comandamenti o delle Dieci Parole di Dio se nemmeno provocano il prurito ai praticanti, figuriamoci a chi di Dio ha una immagine idolatrica e lo vede come protettore dei mafiosi nella violenza e nel sopruso, del quale hanno fatto del potere e del denaro un idolo da incensare.
La conversione il cambiamento di mentalità hanno a che fare con la domanda di pienezza di significato per la vita, ed è l’incontro con Cristo che cambia la vita e che la chiesa deve sempre ravvivare, nell’annuncio di speranza anche chi si è reso colpevole di crimini e di violenza. L’errore, il peccato, il fallimento, non sono l’ultima parola, tenendo conto che la misericordia evangelica richiama la giustizia, e quella civile è chiamata a fare il suo corso, con la riparazione e l’espiazione della pena sanciti dalla legge. Misericordia non è la grazia a buon mercato direbbe il teologo Bonhoeffer, quasi quasi ci trovassimo in un mercato della giustificazione.
Dio arriva al cuore dell’uomo attraverso vie a noi sconosciute, dopo un percorso di salvezza e di liberazione e che le chiese le comunità cristiane dovrebbero tenersi pronti ad aprire, di infondere la speranza di conversione, il timore di Dio, attraverso itinerari di preghiera e di riconciliazione, non sottovalutando il perdono, snodo fondamentale, senza tacere il male, altrimenti si diventa complici e si alimenta la sua crescita.
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