Apriti!

Apriti!

Apriti! 1620 1014 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 5 settembre 2021 

XXIII Domenica del tempo ordinario

(Mc 7, 31-37)

C’è un buon libro di J. T. Mendoça, La mistica dell’istante, che parla dell’esperienza sensoriale della vita e della fede, e san Tommaso d’Aquino affermava che “la fede passa attraverso i sensi”, perché siamo carnecorpospirito, storiacultura. I sensi possono addormentarsi, quasi vivendo una forma di indifferenza, di non comunicazione con la realtà. Un esempio, l’udito, si può sentire ma non ascoltare, e ciò influisce sul parlare. Poi possono esserci disabilità fisiche dalla nascita, ma grazie alla scienza umana oggi è possibile comunicare con altri gesti, la “comunicazione non verbale” e segni, per non essere tagliati fuori dal mondo e continuare a vivere. 

Nel vangelo di questa domenica il racconto è un incontro di salvezza e di guarigione, un sordomuto, “prigioniero del silenzio, una vita senza parole e senza musica” (E. R.), dove c’è la fatica del vivere, e Dio si avvicina con affetto, con cura, una prossimità in cui si fa carico della sua condizione nell’arte umanissima dell’accompagnamento. C’è un fare di Gesù in questo incontro, egli si avvicina al sordomuto, al quale apre gli orecchi e tocca la lingua, mostra l’eccedenza dell’amore di Dio, ad un uomo impossibilitato a comunicare e a lodare il Signore, impedito a vivere, in disparte, evitato, “incarcerato con se stesso” (A. S.)”. Sembra che questo gesto di guarigione sia riservato solo al sordomuto, ma non è così, è un esempio anche per i discepoli, per noi, per chi è sommerso dal rumore, per quanti preferiscono non ascoltare l’altro, per chi è deluso dalla vita e dagli altri e si chiude in se stesso. Un gruppo di persone però lo accompagna da Gesù, ed è bello soffermarsi sulla sua tenerezza, anzi verso la carezza al sordomuto, un incontro di corpi, egli con-soffre con il sofferente e lo abilita all’esercizio dei sensi spirituali, nella forza e potenza dei suoi gesti, Effatà! Apriti!, dove “si apre la porta all’ospite, la finestra al sole, si apre agli altri” (E. R.). “Aprirsi all’altro, agli altri, a Dio, non è un’operazione che va da sé: occorre impararla, occorre esercitarsi in essa, e solo così si percorrono vie umane terapeutiche, che sono sempre anche vie di salvezza spirituale. Gesù ci insegna che tutta la nostra persona, il nostro stesso corpo deve essere impegnato nell’incontro e nella cura dell’altro: non bastano pensieri e sentimenti, non bastano parole, fossero pure le più adeguate e sante: occorre l’incontro delle carni, dei corpi, per poter intravedere una guarigione esistenziale che va sempre oltre quella meramente fisica, una guarigione che apre alla comunione” (E.B.).

Il sordomuto è guarito, non è più rinchiuso in se stesso e nel suo mondo, lo rimanda a casa, gli ordina di non dirlo a nessuno, l’azione liberatrice di Gesù è un invito per i suoi discepoli a riattualizzare i sensi, a risvegliare la fede, a far innamorare gli uomini e le donne di Gesù, a saper ascoltare l’altro, in modo che fiorisca la comunicazione e la condivisioneNon è vero che non sappiamo più ascoltare? Ascoltiamo chi soffre? Ascoltiamo il grido della terra? Ascoltiamo il nostro prossimo? Ascoltiamo noi stessi e la parte più intima di noi? Quando gli altri ci deludono ci rinchiudiamo tagliando i ponti con tutto e con tutti? Ascoltiamo e ci accorgiamo che Dio vuole parlarci?

Signore Gesù donaci un cuore in ascolto

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno

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