Intelligenza Artificiale – IA – e la Teologia (4)

Intelligenza Artificiale – IA – e la Teologia (4)

Intelligenza Artificiale – IA – e la Teologia (4) 1088 1030 Vincenzo Leonardo Manuli

Noi siamo al centro di una rivoluzione, l’umano deve avere il controllo, perché questa tecnologia contaminerà in positivo e in negativo tutti gli aspetti della società e dobbiamo convivere giocoforza. Il suo uso trasformerà la società nella sua interezza, ed è prevedibile, fra un decennio, varcando messianismi e apocalissi, entusiasmi e diffidenze, estremismi da evitare, che avrà un aspetto diverso, e già adesso, la rapidità del cambiamento non sappiamo dove ci porterà.

Chiaro è che la nostra vita sarà affiancata dalle macchine, il suo uso, gli investimenti finanziar e tecnologici, le progettazioni, le previsioni, profetizzano una trasformazione che addirittura parla di immortalità: alcuni futurologi, tra questi Ray Kurzweil, fissa una data: 2045. Siamo nell’era del post-umanesimo, del trans-umanesimo, domande, questioni, riflessioni, provocano la teologia nelle diverse ramificazioni, una cyberteologia, a misurarsi sempre di più con questioni culturali inaggirabili e che hanno a che fare col futuro dell’umanità, tra queste, la rivoluzione digitale con tutte le sue implicazioni etiche, filosofico ed antropologiche.

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Oggi la teologia è chiamata al dialogo con tutti, in uscita, una fede pensata e pensante per trovare un altro punto di contatto e di interazione con la cultura digitale, come se fosse necessaria una nuova apologetica o forse come se bisognasse rompere con l’attitudine (sottilmente) apologetica e manifestare sincera passione per l’umano e per la sua verità. Anche il fenomeno scientifico, tecnologico e culturale dell’IA tratta di attraversare l’umano “con fede” piuttosto che di condurre l’umano “alla fede”, proprio per la dimensione sociale dell’uomo e della fede medesima.

La teologia in uscita è intesa quale movimento di uscire all’aperto rispetto al contesto ecclesiale e rispetto ai temi tradizionali, non in prospettiva unilaterale (da noi verso la cultura) e non può essere solo nel senso di aggiungere, in appendice, dei temi o anche solo nel senso di esplicitare maggiormente la dimensione sociale della fede. L’IA è anche un fatto culturale, non solo ingegneristico e tecnico. Se la teologia intende continuare a fare cultura, non può non permeare della sua esperienza, saggezza storica, questo spazio, luogo teologico di estensione dell’umano, aumentato, potenziato, ma sempre limitato e fragile, senza dimenticare la sua condizione umana, evitando di aver paura delle innovazioni tecnologiche ma di abitarle. Nell’immaginario collettivo il limite segna sempre una linea terminale o divisoria oltre la quale non si va. Avvertirne il senso porta a prendere coscienza anche del valore positivo che quel tratto di demarcazione può segnalare per sé e per gli altri. Il senso del limite diventa spinta progettuale e creativa per tornare al nocciolo della questione l’uomo, la sua dignità, la sua vocazione, la sua libertà e la sua responsabilità.

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L’uomo l’IA l’ha sognata, l’ha pensata, l’ha immaginata, l’ha realizzata, l’ha usata, e gli impatti sulla nostra esistenza non saranno neutri. Come vivremo il reale-virtuale? Che senso avranno le cose, tra l’essere e l’avere, il possesso e il consumo, riflessione che il filosofo Byung-Chul Han si domanda nel libro Come abbiamo smesso di vivere il reale (2023). Si avverte, a partire da questi temi per la teologia e non solo, per la spiritualità, la necessità di aria nuova, di un orizzonte più aperto, di fare un discorso in qualche modo comprensibile a tutti, coscienti che il contesto culturale è sempre meno interessato alle questioni relative a fede-cultura, fede-scienza, fede-ateismo, ecc., che suppongono un previo interesse per la religione cristiana (che non è per niente scontato).

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Al centro della teologia, il cuore di tutto, il soggetto, Dio, e l’uomo non è qualcosa di subordinato, perché parlando di Dio si parla dell’uomo e viceversa. L’asse uomo-Dio, pensando ai dibattiti sul post-umanesimo e sul trans-umanesimo, sugli eschatale ultime cose, la divinizzazione della scienza e della tecnologia provocano la teologia, l’escatologia, una occasione propizia per riprendere a riflettere sulle cose ultime, senza timore e senza superficialità.

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