II DOMENICA TEMPO ORDINARIO (C ) – GV 2,1-11
Crisi! Non è un bel incipit, ma è l’opportunità – kairos -, in cui in questa vicenda d’amore, paradigma della relazione tra Dio e il suo popolo, c’è una mancanza, un vuoto, e per ridare senso, ricominciare, ripartire, l’intervento della Madre, Fate quello che vi dirà. Gesù si fa carico di questa mancanza, dona la forza per andare avanti, e chiediamo al Signore, noi che siamo acqua, di trasformarci in vino.
L’inizio dei segni
Cana è paradigma delle relazioni, dei rapporti, delle alleanza, dei matrimoni, degli accordi, della fiducia, e accade qualcosa di sconvolgente e di nuovo. Non hanno più vino, quindi la festa è rovinata? Non è difficile leggere l’episodio delle nozze di Cana in continuità con il battesimo di Gesù al Giordano. In entrambi i casi, la presenza di Gesù sulla scena è molto discreta. Gesù è tra gli invitati al banchetto nuziale, se nel battesimo è la voce del Padre a manifestare il mistero del Figlio fatto uomo, a Cana è piuttosto la Madre a sensibilizzare il cuore di Cristo nei confronti di una gioia che rischia di compromettersi.
Mancanza di amore
Cosa vogliono significare l’acqua e il vino? E la festa di nozze? E la mediazione di Maria? Andiamo per ordine, siamo ad una festa di nozze, Gesù è tra gli invitati, il vino, simbolo della gioia, è terminato. La sua presenza è molto di più di quel che sembra, è lui lo Sposo, “colui che provvede al vino, donando ai commensali un vino eccellente, che è immagine del suo sangue, cioè della sua vita donata per l’umanità” (G.P.). Gesù non crea il vino da nulla, ma trasforma l’acqua in vino e in questo modo fa sì che la festa continui imperturbata e sempre più gioiosa, dà un segnale ai suoi discepoli per intuire quale cammino li aspetta alla sua sequela.
Relazioni
Questo episodio fa pensare alle nostre relazioni, quelle intime, familiari, agli impegni di lavoro, al rapporto con Dio. C’è qualcosa che viene a mancare, c’è bisogno di rinnovamento, di un intervento, c’è bisogno di affidamento per ritornare a vivere la festa, c’è bisogno di un incremento di fede. Quelle anfore di pietra cosa stanno a dire: “Richiamano il cuore dell’uomo, indurito e vuoto. Sono anfore usate per le abluzioni, ma sono ormai senz’acqua. Forse sono immagine di un culto che non è più capace di dare vita, come il nostro cuore quando si perde nell’abitudine sterile di una religiosità spenta” (G.P).
Fate quello che vi dirà
Sono le uniche parole che Maria dice nel vangelo di Giovanni, parole semplici, ma non facili da vivere, soprattutto perché a volte quello che Gesù ci chiede ci sembra illogico o poco comprensibile. I servi infatti saranno rimasti perplessi davanti alla richiesta di Gesù di riempire le anfore con l’acqua, visto che mancava il vino! È un gesto di affidamento, il segno dell’acqua diventata vino, restituisce il meglio alla fine della festa, “ci ricorda che la presenza di Dio, nella vita umana segnata dal peccato e dalla morte, è capace di suscitare una forza di risurrezione anche nelle circostanze più compromesse” (R.P.).
Cosa ci manca? Quanto amore ci mettiamo nelle cose che facciamo? Abbiamo perso il senso della gioia? Signore, se il nostro cuore è spento, accendi in noi il fuoco del tuo amore.
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