GUARDATI-AMATI – DOMENICA 13 OTTOBRE 2024

GUARDATI-AMATI – DOMENICA 13 OTTOBRE 2024

GUARDATI-AMATI – DOMENICA 13 OTTOBRE 2024 2000 900 Vincenzo Leonardo Manuli

XXVIII TEMPO ORDINARIO (B) Mc  10,17-30.

Il dovere, la ricchezza, la felicità, i meriti, tra sguardi, domande e dialoghi, nel cammino verso Gerusalemme Gesù sta proponendo visioni strane della società, nell’essenza del discepolato: la ricchezza non è una benedizioneda soli non ci si può salvare;  per seguire il Signore bisogna entrare in uno sguardo, in uno spazio, in una vita, lasciandosi guardare-amare

Un tale, così è definito questo uomo che si avvicina a Gesù, è ricco, la sua condizione è specificata, quella interiore e sociale, anche se ha dei vuoti, degli interrogativi: la vita eterna, il dovere verso Dio. Sembra che la sua vita sia riempita di beni, di doveri, ma manchi di qualcosa d’importante. Per ciascun discepolo la sfida è quella di chiedersi se si è felici alla sequela del Vangelo, se l’intimità con il Signore è una felicità capace di riempire la vita e di dilatarla, se per seguirlo si è disposti a rinunciare a tutto per il Tutto. Gesù non omette di evocare le persecuzioni, il pericolo della ricchezza, come i veri maestri risponde alzando l’asticella, creando visioni nuove, “donando ali perché possa volare più alto e più lontano. Vuoi vivere davvero? Sappi che la tua vita non è garantita dal tuo patrimonio economico, ma dal tuo patrimonio relazionale” (E.R.). Se questo vuoto fosse la “fame di Dio?”. «C’è un vuoto a forma di Dio nel cuore di ogni persona che non può mai essere riempito da nessuna cosa», diceva Pascal, e Gesù in un certo modo capovolge la direzione della vita.

Saper scegliere

A volte ci si difende carichi di beni e di meriti, invece di essere aperti al dono della grazia che opera tramite le fede. Forse è in questa opposizione al messaggio evangelico. non limitandosi a mettere in guardia dai pericoli delle sole ricchezze materiali. Perché si possa compiere la parola della Sapienza, è necessario saper scegliere fino a lasciarsi scegliere, come scegliere di essere guardati-amati: “Ci sono sguardi che non dimentichi, che si imprimono nel cuore come sigilli, come marchi indelebili, come curve che all’improvviso si aprono su panorami inaspettati; deve essere stato così quello sguardo di Gesù: una virata impensata, uno spezzare una forma definita per aprirne un’altra” (E.R.).

Scrive Ermes Ronchi: “Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione: lasciare tutto ma per avere tutto. Infatti il vangelo continua: Pietro allora prese a dirgli: Signore, ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio cento volte tanto, avrai cento fratelli e un cuore moltiplicato. Il vangelo non è rinuncia, se non della zavorra che impedisce il volo, la bella notizia è una addizione di vita”. Qui si gioca il di più, il magis, quando ci si lascia guardare-amare, denudare fino a vergognarsi nel senso positivo del termine, potremo scoprire che cosa veramente ci manca. Questa consapevolezza può essere l’inizio della felicità o della più crudele tristezza, e questo dipende molto da noi e dalla nostra capacità di lasciarci scomodare.

Chi può salvarsi?

L’unico linguaggio che il tale ha imparato nella sua vita è quello del merito e del dovere: per lui la vita eterna è un diritto, un’eredità, qualcosa che gli spetta. Il problema è che per quest’uomo il dovere ha preso il posto di Dio. Non riesce a capire che quello che salva è la relazione, non il merito. “Il protagonista del testo del Vangelo di Marco non ha un nome, viene indicato semplicemente con un pronome indefinito: è un tale. Come dirà lui stesso a Gesù, ha vissuto di traguardi: ha fatto tutto quello che si doveva fare, ha ascoltato le richieste degli altri, ha portato a termine i compiti che gli erano stati assegnati. Sono certamente tutte cose buone, ma scopre drammaticamente che tutto questo non lo ha reso felice” (G.P.).

La proposta che salva

Lasciare è l’unica via che ci fa rendere conto di quanto solo Dio possa essere il fondamento della nostra vita, lasciarsi potare, gettare le inutili zavorre per prendere il volo, per essere liberi da risultati e lasciar fare al Signore, è la fede, la fede in Dio che salva. Scriveva il card. Newman “Dio ti guarda, chiunque tu sia. E ti chiama per nome. Ti vede e ti capisce, colui che ti ha fatto. Sa quanto c’è in te: ogni tuo sentimento, ogni tuo pensiero, ogni tua inclinazione, ogni tuo gusto, la tua forza e la tua debolezza… Non soltanto tu fai parte della creazione di colui che si prende cura anche dei passeri; tu sei un uomo riscattato, santificato, suo figlio adottivo, che gode di una parte di quella gloria e di quella benedizione che scorrono eternamente da lui sul Figlio unigenito. Sei stato scelto per essere suo”. 

Lasciamoci guardare – amare da Gesù, per essere liberati.

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