IL MALE NON HA FUTURO – DOMENICA 29 SETTEMBRE 2024

IL MALE NON HA FUTURO – DOMENICA 29 SETTEMBRE 2024

IL MALE NON HA FUTURO – DOMENICA 29 SETTEMBRE 2024 1280 852 Vincenzo Leonardo Manuli

Fare il bene è l’unico scandalo che dovremmo accogliere, fare il male è lo scandalo da rifiutare. Dopo la discussione sulla gerarchia tra i discepoli, avevano discusso chi fosse il più grande, Gesù mette in guardia i discepoli a compiere atti di carità e curare la propria vocazione, mostrando un’altra logica: “che cioè, nella comunità cristiana, non si tratta di gestire un potere e neppure di condividere un possesso, ma di accogliere un dono: “Preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo” (S.C.), disse: Chi accoglie un bambino…

Cosa ci scandalizza?

Si segnano confini, si segna il territorio, un istinto animale che porta a difendere ciò che è nostro, una ossessione fino al punto di divenire aggressivi, e questo è frequente nella società, purtroppo anche nelle dinamiche ecclesiali. Quale insegnamento Gesù vuole trasmettere ai discepoli? Anche loro hanno ossessione dei confini, e Giovanni si pone il problema. 

Non è dei nostri

Scrive il filosofo gesuita Gaetano Piccolo: “È probabile quindi che Giovanni mosso da questa predilezione manifestata da Gesù, forte cioè della sua piccolezza, il discepolo più piccolo, abbia interpretato a suo modo quella condizione come privilegio, come diritto per esercitare un potere sugli altri: molte volte ci si arroga questo potere, in nome del ruolo che ricopriamo o dell’esperienza che abbiamo o dell’integrità che presumiamo di possedere, per distruggere chi ci fa ombra! (..) Eppure Giovanni vorrebbe arrogarsi l’esclusiva del poter fare il bene, quasi come se gli altri, essendo diversi, non potessero fare altrettanto. Giovanni è la voce dell’appartenenza rigida, delle identità chiare, dei confini netti”. Noi, “benpensanti” subito giudichiamo tali comportamenti additandoli come una mentalità chiusa, esclusiva, come ad esempio quando si fa la differenza tra le parrocchie, le liti tra i movimenti e i gruppi, e a volte la chiesa è un condominio. E se guardassimo dentro di noi prima di giudicare fuori? Quante volte i problemi interni vengono proiettati all’esterno? Basta un po’ di psicologia per  capirlo.

Sradicare il male nella nostra vita

“Abbiamo qui la perversione del dono, mediante la sua trasformazione in possesso; e come conseguenza il suo rimpicciolimento nello spazio: esso non può agire che all’interno, mentre Gesù sembra dire che il suo nome agisce, per vie a noi insondabili, anche all’esterno. Certo, il suo nome! Gesù dunque chiede ai discepoli di allargare gli orizzonti” (S.C.). Lo scandalo non si minimizza perché crea un precedente, costituisce una tentazione ma Gesù smaschera ogni ingiustizia, la menzogna e la disonestà, abbatte ogni muro di divisione, ogni esclusione dettata dalla paura di perdere prestigio, potere e privilegio e ci chiama a riconoscere ogni inciampo, ogni scandalo nel nostro cammino. Lo scandalo è una cosa seria: la severità di Gesù trova ragione nella gravità della situazione. Dare scandalo costituisce un impedimento, un ostacolo serio sul percorso che conduce alla vita eterna. I più esposti sono naturalmente i “piccoli”, i bambini, ma anche tutti quelli che non hanno una forza morale sufficiente per avvedersi della pericolosità di certi atteggiamenti e di certe scelte, tutti coloro che si affidano alla corrente della cosiddetta “morale comune”, senza usare i propri remi per decidere dove andare. 

Estirpare il male, un atto di amore

Sembrano dure le reazioni di Gesù, tagliare la mano, tagliare il piede, mettere una macina al collo, .. Il male investe la persona e la sua fragilità, ma non rinuncia a identificare con chiarezza il male e la cattiveria, l’arroganza e la spudoratezza, l’ingiustizia e la violazione dei diritti altrui che rovinano l’esistenza delle persone. Identificare per estirpare non per mettere alla gogna. Non per sfruttare la debolezza altrui a proprio vantaggio. Estirpare è sempre un’operazione dolorosa: ecco perché a compierla non può essere chi prova piacere nel veder soffrire l’altro, chi si arroga a giudice impietoso. Estirpare deve essere un atto di amore: verso la persona che ha compiuto il male perché se ne possa liberare, verso i piccoli perché hanno diritto ad aria pulita ed esempi buoni, verso la vita che cresce più rigogliosa quanto più si tolgono di mezzo gli ostacoli che le impediscono di trovare una linfa abbondante. Altrimenti? Altrimenti chi commette il male diventa la prima vittima delle proprie scelte. Il male non ha futuro! 

“Finché il dono ricevuto è custodito come dono, dimora anche la pace. Perché tutti sanno di aver ricevuto quello che hanno. Nessuno pretende di aver fatto da sé l’opera che pure ha fatto! Poiché non appena il dono si trasforma in possesso, non appena si perde la memoria della sua origine, ecco che esso svanisce, perde il sapore, e così cominciano anche le divisioni e le contrapposizioni, e la pace è compromessa” (S. C).

Il messaggio di questa domenica è dunque un invito a gioire di un dono che non ci appartiene. Dunque nessuna gelosia e nessuna competizione! Solo il dono condiviso resta efficace. Quando esso si espande, tutti, anche i discepoli, ne partecipiamo e ne gioiscono in modo ancora più pieno. La gelosia, invece, restringe la gioia, genera lo scandalo, rende insensati, soffoca il cuore e allontana la pace.

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