I VERBI DI DIO – DOMENICA 8 SETTEMBRE 2024

I VERBI DI DIO – DOMENICA 8 SETTEMBRE 2024

I VERBI DI DIO – DOMENICA 8 SETTEMBRE 2024 1600 1091 Vincenzo Leonardo Manuli

S’incrociano due sguardi, uno di potenza e uno d’impotenza, quello di Gesù e il mio, il nostro. Egli non guarda lo smartphone o passa indifferente, posa lo sguardo, si sporca le mani, e ama toccarci, si ferma sulle nostre ferite e infila la mano nelle nostre orecchie: Apriti! Effatà! Ecco quello che ci propone il vangelo di oggi, un sordomuto guarito, una guarigione che consiste in un’apertura completa, non limitata agli organi malati; la persona è ricostituita nella sua capacità di comunicare con Dio e con gli altri. 

Guarda

Gesù vuole stabilire una relazione speciale con ognuno di noi. Nella guarigione del sordomuto è un battesimo, e si rinnova anche per noi, quando il peccato, la rottura del rapporto con Dio, serra le nostre orecchie e la nostra bocca. Quante volte siamo muti davanti ad un’ingiustizia? Quando non parliamo più con Dio! Quante volte siamo indifferenti ad una richiesta di aiuto? Quando la Parola di Dio diviene impermeabile alla nostra vita! Come guarire da questa estraneità?

“Una buona comunicazione non può prescindere dall’ascolto e dalla parola. Senza ascolto c’è il rischio che l’altro non venga accolto per quello che è effettivamente – nella sua distanza, nella sua diversità, nella sua originalità. Nel caso di Dio c’è il pericolo che egli venga ridotto a un “idolo” che assume il volto che gli attribuiamo noi. Senza una parola che fuoriesca dalle labbra e dal cuore, si corre il pericolo che il messaggio che abbiamo ricevuto, l’appello che ci ha raggiunto, rimanga senza risposta, come sospeso. Senza questi “passaggi” ineludibili il rito e il simbolo rischiano di diventare qualcosa di magico e di equivoco “ (R. L.). Concretamente, Gesù ama toccarci e la nostra pelle al suo tocco, freme; il nostro cuore, al suo tocco, brucia, perché anche a noi viene sussurrato Effatà, come un sospiro, come una preghiera:  Apriti all’ascolto, apriti al dialogo, apriti alla relazione. 

Quel gesto d’intimità, non magico ma salvifico, spirituale e corporale, indica quanto siamo nel cuore di Dio, c’è una forza, una potenza, una unzione nello Spirito: “La forza che viene da Dio e che questa parola condensa può essere identificata in alcuni testimoni di tempi a noi vicini, martiri della fede e dell’azione di fede: Rosario Livatino, Giuseppe Puglisi, Gianna Beretta Molla, Maria Goretti, Carlo Acutis, … segni visibili del dito di Dio che “fa bene ogni cosa” e che trae del bene da ogni cosa” (R.L.).

Prende per mano

A Gesù piace così, c’è una concretezza, una tangibilità, Dio non è solo trascendente ma anche immanente, e dopo averci guardato, toccato, spalmato con l’olio dell’amore, ci prende per mano, come i discepoli di Emmaus. Sentiamo un brivido, anzi un bruciore, apre i nostri occhi e le nostre orecchie, scioglie la nostra lingua e libera le nostre mani e i nostri piedi, rompendo i sigilli che impediscono di lasciarci raggiungere dalla vita.

Coraggio! Grida Gesù, a chi è smarrito, a chi è deluso, a chi è scoraggiato, una liberazione che passa da una vicinanza scandalosa e da gesti d’intimità molto forti: “Oggi Gesù compie gesti che ricordano quelli della creazione, forse perché ogni volta che acconsentiamo ad aprire la zolla del nostro cuore è sempre un nuovo inizio, qualcosa di inimmaginabile si avvera, la vita prende nuova forma. Ed è festa, è inizio di bellezza, è gioia di nodi che si sciolgono, di orizzonti che si schiudono: è Lui che ci tocca” (L. V.).

Oggi, Gesù, entra nel mio territorio pagano, quelle zone franche dove non lasciamo entrare nessuno, ed egli viene per evangelizzarle e umanizzarle.

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