XVII TEMPO ORDINARIO (B) – Gv 6,1-15
Dio ama le cose piccole, per questo si è fatto piccolo, si è fatto frammento. Dio ama i piccoli inizi, Gesù spesso parla di cose piccole: il granello di senape, i bambini, guarda la statura di Zaccheo, sono alcuni esempi. Anche l’apostolo Paolo, che a noi può sembrare grande, sì, è un gigante della santità, l’etimologia del suo nome Paulus, significa piccolo. Il martire padre Pino Puglisi affermava che Se ognuno può fare qualcosa può fare molto, ed è proprio questo quello che ci manca, è sconvolgente, si costruisce giorno dopo giorno compiendo piccoli passi.
Fame
Eliseo dà qualcosa, Filippo sembra senza una via d’uscita e in un vicolo cieco, Andrea si mostra creativo, Gesù si accorge della fame della folla, ha compassione, presta attenzione, moltiplica i pani, ma il suo gesto, il segno della moltiplicazione, non è compreso. C’è fame di affetto, di giustizia, di relazioni buone. Abbiamo bisogno di parole buone, di speranza, di misericordia. In prossimità non solo della Pasqua ebraica, ma di quella che vivrà Gesù a Gerusalemme, egli anticipa nel segno della moltiplicazione il dono di sé stesso, il pane della vita che può riunire tutti.
Il pane
Di quale pane abbiamo bisogno? È solo materiale? Perché gli evangelisti evidenziano con forza il segno della moltiplicazione? C’è un gesto profetico in questa scena, il monte, i verbi eucaristici, rendere grazie, un segno messianico degli ultimi tempi; la parola di Gesù è il vero cibo, si ottiene grazie alla familiarità con lui, egli è infatti capace di prendere le deboli risorse umane e di trasformarle con la forza della sua risurrezione.
Nulla vada perduto
Il segno di Gesù non è centrato su sé stesso, egli guarda la folla, e invita a uscire dalla logica del possesso, a mettersi in gioco. A lui non interessa il consenso, l’approvazione, il suo gesto è stato frainteso, ma fugge la spettacolarità. La sua attenzione è che nessuno vada via senza aver ricevuto la parola ed essersi sfamato, perché il cammino di ritorno a casa è lungo. La sua attenzione a non buttar via nulla quando invita i discepoli a raccogliere i pezzi avanzati, è la decisione che l’abbondanza non può mai diventare spreco.
In questo quadro evangelico ci sono tante provocazioni, non solo il sottrarsi di Gesù per evitare di essere strumentalizzato; sovente ci si illude di aver incontrato il Dio vivo e vero e al contrario si ha a che fare con l’idolo prodotto dalle nostre mani. C’è l’invito di Gesù a mettersi in gioco dei discepoli. Madre Teresa di Calcutta diceva che: Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe. Gesù ha offerto un segno, un segno di amore, ma molti si sono fermati al vantaggio immediato. Ha donato la possibilità di cogliere ciò che è essenziale – è lui il Pane vivo – e invece ci si è limitati a ragionare letteralmente “di pancia”.
Gesù, ci hai fatto capire che non ignori la sofferenza, hai a cuore i nostri bisogni, quanto sia importante condividere quel poco che si ha, e tu puoi trasformalo in abbondanza.
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