SCELTI E INVIATI – DOMENICA 14 LUGLIO

SCELTI E INVIATI – DOMENICA 14 LUGLIO

SCELTI E INVIATI – DOMENICA 14 LUGLIO 2000 1500 Vincenzo Leonardo Manuli

XV TEMPO ORDINARIO – Mc 6,7-13

All’origine, agli inizi, al fondamento di tutto, occorre ribadirlo, c’è una parola bruciante che incendia il cuore, sorgente e fonte della chiamataperla preziosa nel cammino discepolare. Una chiamata e non un privilegio personale, non per autogratificazione, ma per coltivare una relazione per una missione, un mandato e una testimonianza, di manifestare che Dio si fa prossimo. Gesù, chiama a sé i suoi, li invita all’essenziale, quale testimonianza per l’annuncio, e gli dona il potere, di curare, di liberare, di perdonare.

All’inizio di ogni chiamata c’è una vicinanza, una intimità, importante, una relazione di amore e di conoscenza profonda, una esperienza, necessaria questa per parlare di Gesù. L’invio in missione da parte di Gesù non crea militanti e neppure inviati che fanno proseliti, ma forgia testimoni del Vangelo, uomini e donne capaci di far regnare il Vangelo su loro stessi a tal punto da essere presenza e narrazione di colui che li ha inviati. Quanti sono scelti, sono scelti non per essere profeti di se stessi, ma di qualcosa che li supera perché li precede e devono aver dato prova di una capacità di ascolto, di cura, di compassione

A due a due

Li manda a due a due, assieme, perché la missione non può essere individuale, ma deve sempre essere svolta all’insegna della condivisione, della corresponsabilità, dell’aiuto e della vigilanza reciproca. Per gli inviati essere in due significa affidarsi alla dimensione della condivisione di tutto ciò che si fa e si ha, perché si condivide tutto ciò che si è in riferimento all’unico Mandante, il Signore Gesù Cristo

Un paio di sandali, un bastone, niente sacca da viaggio, niente denaro, indica lo stile del necessario e non del superfluo, perché nella missione occorre essere liberi. Gesù, fonte e sorgente della chiamata per il vangelo, preparando e inviando i suoi apostoli, usa la stessa chiarezza mettendo in conto l’accoglienza come il rifiuto, anche questa è povertà, che vanno vissuti con umiltà e con semplicità.

Missionari

Siamo tutti missionari con il battesimo, untisceltiinviati. La missione non è conquistare anime ma essere segno eloquente del regno di Dio che viene, entrando in una relazione con quelli che sono i primi destinatari del vangelo: poveri, bisognosi, scartati, ultimi, peccatori. Nello stile del missionario, come si diceva in precedenza, la missione deve tenere conto dell’insuccesso, l’importante è seminare.  A quale discepolo e apostolo non è capitato di scoraggiarsi e di dire tra sè: “Quando le cose vanno male o, semplicemente, diversamente da come vorremmo, meglio lasciare?” Bisogna imparare a scuotere la polvere dai nostri piedi, per far capire all’altro quale bella occasione si è perso non accogliendoci. Senza alcun rancore e senza alcuna tristezza. E poi riprendere il viaggio, ricominciando a camminare e a sorridere. 

La missione è una imitazione, una continuazione della parola e dei gesti di Gesù che sono inseparabili dal suo stile sobrio, distaccato, di basso profilo e di penuria di mezzi. Cosa proclamare nella missione? Ma prima di tutto, noi battezzati, ci sentiamo in missione permanente? Occorre mantenere e coltivare la relazione con Gesù in maniera tale da vivere la propria esperienza cristiana portando agli altri la parola del Maestro.

Signore Gesù, aiutaci a condividere il dono della benedizione e della vita che è affidato alle nostre mani, al nostro cuore, alla nostra creatività, che non viene da noi; aiutaci per osare il cammino e affrontare ogni difficoltà, accettando l’umiliazione, a non smettere di sperare dopo tanta fatica, tanti sforzi, tanta dedizione, tanta convinzione.

Lascia una risposta

INVIAMI UN MESSAGGIO, TI RISPONDERÒ QUANTO PRIMA.

[contact-form-7 404 "Non trovato"]
Back to top