«Se mi fosse possibile fare un regalo alla prossima generazione,
darei ad ogni individuo la capacità di ridere di se stessi».
Charles M. Schulz (1922-2000)
Nella vita ci sono diverse cose indispensabili, tra queste, l’umorismo, il sano umorismo ovviamente, l’ironia, il sorridere e sdrammatizzare. È un esercizio rilassante sotto diversi punti di vista, combatte lo stress e le tensioni, una forma di allenamento intellettuale, sociale, spirituale, anche religioso. L’umorismo mostra una prospettiva oltre, un’altra faccia, e ce n’è bisogno, di fronte alla violenza, ai drammi dell’esistenza, alla lotta del vivere quotidiano, i limiti e le fragilità, la morte stessa, per questo ho voluto citare il pensiero di un indimenticabile artista, Charles M. Schulz, detto Sparky per gli amici che ci ha fatto sorridere e fantasticare con i suoi personaggi, Snoopy, Charlie Brown, Linus, Lucy, Sally, i Peanuts e tanti altri.
Uscendo di scena con la sua morte, anche i suoi personaggi se ne sono andati con lui, tuttavia vivono con noi, ed è stato un suo desiderio in una intervista dove disse che “i suoi fumetti sono stati la sua vita, un senso come per gli altri artisti, i musicisti e i poeti che compongono sinfonie e poesie, lo fanno perché per loro la vita non avrebbe alcun significato se non lo facessero”. Una clausola nel suo contratto prevedeva che i personaggi morissero con il loro creatore, Charles lo ripeteva spesso: “Quando non potrò più disegnare, non voglio che nessuno prenda il mio posto”.
Ha un senso ridere? È serio ridere? Chi non ride come può essere descritto?
Ogni tanto mi getto nella poesia, racconto la realtà però nella parodia di situazioni e di personaggi, a volte troppo identificati con il loro ruolo. Preferisco molto quella dialettale, e devo ammettere che mi riesce vedere la realtà nella sua profondità, che ha tante sfumature, a parte che sorridere fa bene al cuore e ai muscoli facciali.
Pensate all’impiegato stressato dagli utenti o gli stessi impazienti, nel tempo della velocità; pensate a quando gli automobilisti litigano, dove negli ospedali tra degenti e operatori sanitari si consuma quel quotidiano vivere, senza un sorriso, senza un volto accogliente; la realtà si fa più dura e più difficile da accogliere.
In un salmo, «Se ne ride chi abita i cieli» (2,4), parla di Dio che non sta dall’alto come giudice spietato oppure che fa sberleffi, ma partecipa alla vita umana e “dà forza ai suoi santi”, commenta sant’Agostino, cioè dona quell’energia spirituale che aiuta a guardare la realtà da un’altra prospettiva, a non fissarsi in maniera patologica su quella circostanza che potrebbe inghiottire in un vortice da cui è impossibile uscire.
Esempi ne potremmo fornire tanti, comicità, romanzi, poesie, film, quasi profetizzanti del tempo che stiamo vivendo. Chi avrebbe immaginato che avremmo dialogato con macchine e computer che ci ripetono sempre la stessa cosa? Oggi c’è l’intelligenza artificiale, una macchina pensate e sapiente con cui spesso litighiamo. Ultimamente guardo una famosa gag del duo Troisi-Benigni nel film Non ci resta che piangere (1984): questi devono attraversare la frontiera con un carro al costo di un fiorino. Il doganiere e il soldato sono come degli automi, e tra incidenti ed equivoci mostrano la serietà e la comicità di questo tempo.
In questo caldo estivo, pensando al sudore, alla camicie alonate, tra deodoranti e creme, climatizzatori a palla, sorsi d’acqua per arginare la sete che secca la gola, tra una battuta e l’altra, ci vuole una breve sosta, rinfrancante e riposante, per riprendere il lavoro e la lotta della vita, dove chi vince è la pazienza e il dono di un sorriso che ravviva il cuore e le relazioni.
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