X TEMPO ORDINARIO – Mc 3,20-35
Ognuno ha le sue prospettive, non è facile andare d’accordo, sin dalla genesi si racconta una fiducia infranta con Dio e con gli altri tanto che la sintonia con il prossimo è questione di umiltà e di ascolto. Manca la domanda, prevale invece il pregiudizio, e spesso il giudicare e il condannare, lo sparlare e il calunniare sono misure di difesa da ciò che potrebbe costringere a ripensare se stessi e a rimettersi in causa oppure ad accedere a una conoscenza rinnovata di colui che si ritiene di conoscere già. Chi è Gesù? Chi siamo noi? Chi è l’altro? Una giornata complessa, convulsa, si gioca la salvezza, ma come riconciliare animi accesi e come persuadere chi con violenza accusa?
“Il vangelo mostra un Gesù che ormai è divenuto un uomo pubblico: la sua attività di predicazione e di cura riscuote successo e richiama molta folla sicché lui e i suoi discepoli non hanno neppure il tempo di mangiare. Senza dubbio, il carattere inusuale del genere di vita itinerante con una piccola comunità di seguaci e le condizioni disagiate che tale vita comporta per Gesù stesso, sono motivo di preoccupazione per i membri del suo clan famigliare” (L. M.).
Nella casa, assediato da quelli di chiesa, da quelli “religiosi”, è accusato, è folle, è posseduto da Beelzebùl, i familiari lo vogliono prelevare. Che giornata quella di Gesù! Chi in un modo e chi in un altro, vogliono farlo cadere in trappola, in una logica esclusiva, quella dei familiari, la tentazione di creare una cerchia, poi, quelli che per sminuire il suo ministero cercano di denigrarlo, la calunnia infamante di essere fuori dal progetto di Dio, e di chi non sa distinguere il bene, dal male, l’opera di Dio dall’opera del diavolo.
Creiamo anche noi cerchie per catturare l’altro e farlo entrare in una logica esclusiva? E nella chiesa ..
Oggi quando si presenta una opinione si presenza come una indiscutibile verità, senza confrontarsi, evitando di accogliere una prospettiva diversa dalla propria.
“Quale è la risposta di Gesù? Non saper distinguere la presenza di Dio è una bestemmia contro lo Spirito Santo che non sarà perdonato, è il più grave peccato che possa commettersi. Non solo, Gesù parla della volontà di Dio, esce da uno status di famiglia ingessato, esclusiva, e allarga la parentela, esce dal recinto in cui vorrebbero rinchiuderlo, schemi opportunistici e rigidità di pensiero fissisti” (L. M.).
Ma Gesù vive con radicalità la sua appartenenza a Dio, e compie la sua volontà a ogni costo e questo gli consente di assumere le ostilità dei famigliari e anche delle autorità religiose – queste ultime particolarmente preoccupate anche dalla popolarità crescente di cui Gesù godeva – come conferme del suo cammino.
Sappiamo distinguere l’intervento di Dio dagli inganni del demonio?
Dobbiamo chiedere al Signore di aprire con umiltà i cuore, di avere la capacità di discernimento, quella che ci conduce ad insospettirci dal confine sottile dagli inganni del serpente, a riconoscere l’azione di Dio, a spezzare l’incantesimo del serpente: “Qui, questa buona notizia viene annunciata attraverso l’annuncio della sconfitta del regno di Satana. Gesù denuncia con durezza l’opera di stravolgimento della verità proclamando la non remissibilità della bestemmia contro lo Spirito santo. Ovvero, chi non riconosce l’azione dello Spirito – e lo Spirito è la fonte del perdono – si esclude da se stesso dal perdono misconoscendone e disprezzandone la sua origine” (L. M.).
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