SS. TRINITA’ – Mt 28,16-20
Un grande abbraccio, sulla fronte, sul petto, sulle spalle, in tutto il corpo, fuori e dentro il cuore, tutte le volte che ci segniamo sentiamo questa tenerezza spirituale. Così potremmo definire il mistero della SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, l’Amato, l’Amante, l’Amore, “un amore eccedente è l’amore di Dio, è l’amore che si dona: l’amore tra il Padre e il Figlio è un amore che si dona nello Spirito che abita ogni creatura. L’amore trinitario è allora il modello di ogni amore vero e pieno” (G. P. ).
Io sono con voi
Cosa vuol dire? “Gesù è con noi nella sua Parola: la parola è il più chiaro mezzo espressivo con cui gli esseri spirituali vengono in contatto tra loro. Ed è con noi in ogni passo che facciamo, in ogni uomo che incontriamo” (D. Bonhoeffer). Il testamento più importante, non vi ho lasciati, adesso con voi c’è lo Spirito Santo che vi ho donato, dice Gesù. Quanto è difficile fare nostra questa raccomandazione! Nelle gioie, i pensieri sono altri, si è distratti, quando sopraggiungono le ferite e le tribolazioni, emerge la domanda cruciale: Dio dov’è? Dio è con noi ma noi siamo con lui? La prova diviene l’experimentum crucis: “Dio infatti sogna instancabilmente di fare del nostro cuore il suo cielo, la sua dimora preferita, il suo luogo del riposo, sia quando ci sfiora la morte che quando pregustiamo l’indicibile gioia del Regno che viene” (R. M.). Io sono con voi, è rassicurazione, è promessa, è fedeltà, ma anche presenza.
Missionari
L’appuntamento è sul monte, luogo dell’epifania e della ripartenza, il Risorto và incontro ai suoi. Si è in cammino, nella storia, essi sono chiamati a essere luce per molti in forza della relazione nuova con Cristo e con il Padre che li rende figli nel Figlio. La missione della Chiesa del Risorto comincia però con una ferita, non sono più dodici. È un comunità ferita quella dei missionari del vangelo, proprio come il corpo ferito del Risorto, che porta i segni della passione. C’è stata una perdita, uno strappo violento. Tuttavia quella comunità nonostante è imperfetta, è ancora amata, Gesù continua ad attrarre a sé i suoi anche dopo i deragliamenti della passione. Per questo li chiama ancora e li aspetta. Ed è lì sul monte che “il Risorto va incontro ai suoi e continua ad attirarli a sé, a farli salire oltre le fatiche del vivere quotidiano, oltre il peso del peccato e il rimorso per le omissioni, e permette loro di riossigenare il cuore e gli orizzonti del proprio avvenire” (R. M.).
L’amore trinitario
Dio è compagnia, non solitudine, e assegna un compito, diffonde questo amore trinitario. È a questi discepoli che Gesù affida il compito di portare l’amore. Sono unti di Spirito infatti a battezzare, cioè a fare discepoli, ad annunciare l’amore della trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’amore che sono chiamati a predicare è allora prima di tutto comunione. “Non è l’amore di un Dio che è semplicemente uno, cioè chiuso nel suo isolamento. Non è il Dio di Aristotele che muove l’universo, pensando sempre e solo a se stesso. Questo sarebbe l’amore malato dell’uno, l’amore autoreferenziale del narcisista” (G. P.). Come spiegarti la Trinità? La Trinità è da vivere, è dinamicità, vive con noi, in uno slancio che è amore. “La missione dei discepoli di ieri e di oggi è decisamente generativa e consiste nell’immergere tutti i popoli nell’amore trinitario, facendo loro gustare la forza salvifica della parola e dei gesti di Gesù. La loro forza viene dall’esperienza dell’incontro con un Dio che è pienezza di relazione perché è Padre, Figlio e Spirito Santo, e dal partecipare al loro meraviglioso essere l’uno per l’altro e l’uno nell’altro, al loro esserci per noi e in noi” (R. M.).
Siamo fatti a immagine della Trinità, cioè, ho bisogno dell’altro, qualcuno con cui sorridere e piangere, appoggiare il capo e lasciarsi prendere per mano, dove l’incontro con l’altro è sempre bello quando è stupore e novità, mistero e amore, in questo intreccio ci sono anche io.
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