ASCENSIONE DEL SIGNORE (Mc 16,15-20)
Sublime mistero di speranza, Gesù sale al cielo, nel regno celeste, luogo dell’infinito, e sale anche l’umanità, glorificata e trasfigurata. Mistero di gioia, copre ogni tristezza, in attesa del dono dello Spirito, il mandato di andare ed evangelizzare, umanizzare e portare la novità del regno di Dio, il vangelo infatti è un annuncio di salvezza che percuote i cuori, li colma d’amore e li muove a credere e a gustare.
La forza della Risurrezione
La Risurrezione apre nuovi orizzonti, “ha strappato veli e sudari, ha bucato la terra e il cielo”, scrive Luigi Verdi, è un tempo di apertura e di missione, ma è anche un tempo di responsabilità, occorre ormai mettersi alla prova e portare quello che si è appreso. Faranno fatica i discepoli a comprenderla, lo facciamo anche noi, non siamo tanto diversi da quegli uomini rozzi e impulsivi e che ancora non abbiamo preso sul serio il mandato del Risorto. Una parola sola è centrale nel mandato, una parola di vita, Dio ti ama, Dio ti è vicino, Dio ti consola. La forza della risurrezione infatti è dynamis, un motore, un acceleratore esplosivo, “dinamite che fa saltare in aria pregiudizi e resistenze, mette in cammino verso di sé per andare incontro all’altro, spinge a fare della propria vita un viaggio, un dono, una parola evangelica pronunciata e offerta creativamente in nome dell’amore di Cristo”, scrive la biblista Rosalba Manes. Cosa muove ogni apostolo, ogni discepolo, la chiesa? È proprio l’amore di Cristo, l’amore in noi, che esercita un dolcissimo pressing su chi ne ha fatto esperienza.
La dynamis dello Spirito
Fu elevato in cielo, ma non abbandona i suoi amici. C’è il distacco, un velo di tristezza, quasi un addio, ma si realizza una presenza diversa. Il Risorto, anzi, il Vivente, opera con loro, con noi, Ecco sono con voi, .. conferma le opere, lascia segni. Non vi è mai capitato di sentire il dolore nei distacchi terreni, nelle persecuzioni, nella gioia della Parola della sua presenza? “La Risurrezione di Gesù è l’incendium amoris che inizia a propagarsi da un territorio circoscritto, come quello della Giudea, fino alle periferie del mondo conosciuto e sconosciuto” (R. M.). È un fuoco divino la risurrezione, non ci ardeva forse il cuore, .. arde e trasmette il suo calore a tutto ciò che vi è intorno e chi si lascia toccare da questo fuoco. Chi è innamorato sa che cos’è questo fuoco. Sappiamo come cristiani contagiare di fuochi di amore? Adesso tocca a noi, ma il protagonista è sempre lui, “il Risorto che oltre a spingere i suoi a intraprendere il viaggio missionario e intonare la melodia della predicazione, che punta a suscitare la fede e l’adesione mediante il battesimo, li invita a compiere i segni che manifestano l’efficacia della salvezza di Dio” (R.M.).
Lasciarsi scomodare
Andate, non state fermi, sentinelle e viandanti, mendicanti e forestieri, per predicare e testimoniare, battezzare e immergere nello Spirito le persone, portare la tenerezza e la carezza di Dio. Possiamo fare anche miracoli? Certo, assolutamente, contagiare di amore e di speranza, contagiare di sogni, piantare semi e vedere fiori che spuntano anche nel deserto. “È l’invito a lasciarsi scomodare, ad andare oltre le proprie paure e reticenze, a decentrarsi per far recapitare ad altri i beni del Padre. È l’invito a non vivere più per se stessi o a far leva solo sulle proprie povere forze ma ad aprirsi al Soffio che rivitalizza e dinamizza, è tempo di far saltare confini, muri e barriere e dilatare oltre modo l’orizzonte della missione della Chiesa, assecondando un disegno che non nasce a tavolino ma scende dall’alto, dal cuore del Padre, in forza di uno slancio che non ha nulla a che fare con sterili proselitismi ma viene dal dono di Cristo e dalla sua parola gravida di Spirito e apportatrice di conversione e rinascita” (R. M.).
Realizzare i doni
Il Risorto ha messo nelle nostre mani i talenti, la fiducia e il mandato di essere segno, presidio, presenza, non si possono vivere i doni tenendoli in standby, “i discepoli devono affrontare situazioni impegnative, ma adesso sono pronti, anche se apparentemente da soli, a ripetere quello che Gesù ha compiuto: agiscono, proprio come Gesù, attraverso la Parola e i segni. Non basta infatti annunciare, ma occorre confermare la Parola con i segni, con i gesti concreti, con la testimonianza, altrimenti le parole restano magari anche belle, seducenti, ma poco efficaci, e con il tempo non funzionano più” (G. P.).
Anche in questa domenica si rinnova nel tempo il mandato missionario, “Gesù azzera le distanze, annulla le separazioni, cuce per sempre il cielo alla terra con un filo tenace e indistruttibile che lega, come quello di un aquilone, il volo alla corsa dei piedi sulla sabbia” (L. V.), e il Risorto ci chiede questo tempo nuovo, per accompagnare alle parole i segni, per essere testimoni credibili del suo amore.
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