II Domenica T. O. (Gv 1,35-42) QUALE E’ IL NOSTRO DESIDERIO PIU’ GRANDE ? (Anno B)

II Domenica T. O. (Gv 1,35-42) QUALE E’ IL NOSTRO DESIDERIO PIU’ GRANDE ? (Anno B)

II Domenica T. O. (Gv 1,35-42) QUALE E’ IL NOSTRO DESIDERIO PIU’ GRANDE ? (Anno B) 1600 738 Vincenzo Leonardo Manuli

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Gv 1,35-42)

Non manca forse qualcosa a ciascuno e a ciascuna di noi? Quale è il desiderio che ci abita? A volte, sbagliando, si pensa che per seguire Gesù bisogna rinunciare, fare sacrifici, fare penitenze, immolarsi all’altare dello sforzo. Niente di più falso!  “Qui tutto è capovolto: invece di chiedere sacrifici, Dio sacrifica se stesso” (A. S.): Ecco l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo!. “È attraverso la croce che l’Agnello porta a compimento l’opera di assumere e togliere il peccato del mondo. L’Agnello traduce per noi uno stile e un orientamento” (A. S.).

C’è una chiave per capire cosa muove il desiderio, la sua autenticità, perché si può anche cercare Gesù, partire con buone intenzioni, ma strada facendo, riprendersi tutta la propria vita e imporre le proprie convinzioni, seguire i propri ideali, fino a strumentalizzarlo, per altri scopi, non religiosi e non esistenziali. Faccio qualche esempio? Nella chiesa, nei gruppi o associazioni religiose, con l’intenzione buona e iniziale di amare Gesù e servire il prossimo, andando avanti, le possibili distorsioni, di abusare degli altri, di manipolarli, di esercitare il potere per comandare e sentirsi qualcuno, tutto con l’obiettivo (incompiuto) di farsi testimoni del vangelo, ma sbagliando strada, metodi, atteggiamenti. C’è da aggiungere che anche chi è estraneo alla chiesa, può usare la religione per altri scopi, come chi sbandiera il crocifisso ma nemmeno un Parola del vangelo si vuole vivere.

La domanda è sempre la stessa: Quale è il nostro desiderio? Cosa cerchiamo? Chi segue Gesù deve chiederselo sempre e continuamente allenarsi per cambiare il proprio cuore, perché senza la tensione della mente e del cuore, senza l’amicizia e la comunione con Gesù, il rischio è di fare male a sé stessi e agli altri, un inganno da evitare.

Se la sequela non ci cambia, se lo sguardo profondo di Gesù non lasciamo che abiti dentro di noi e ci interroghi, si rischia di prendere un abbaglio. Il vangelo di questa domenica è l’invito a guardare Gesù, l’Agnello di Dio, “un Dio in cammino, e passo dopo passo si fa più vicino, viene verso di me, proprio verso di me. Abbiamo un terreno comune: ci muoviamo su strade destinate a incrociarsi. Strade, le nostre, che molto spesso registrano i segni di un allontanamento, di una distanza. Dio si fa ricerca. E come? Non certo come il conquistatore, ma come l’ultimo nato del gregge, l’Agnello appunto” (A. S.).

In ogni Eucaristia, Ecco l’agnello di Dio, queste parole vengono ripetute, Gesù caricandosi sulle spalle il nostro peccato, lo prende su di sé e toglie il peccato del mondo, vuole entrare in comunione con noi. Prima di accostarci ci fa bene, all’inizio della Messa, alla luce della Parola di Dio, riflettere, il Dio che andiamo testimoniare, un Dio che si fa incontro, che siamo chiamati a conoscere, e cioè, vedere, stare con lui, seguirlo; perché Gesù non è una idea, ma una persona, ha un volto, e chi fa esperienza di sequela può farsi incontro con l’altro.

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