26 NOVEMBRE 2023
SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (A) Mt 25,31-46
«Mi è d’immenso conforto sentire che il tema del giudizio non sarà il male ma il bene, non peccati, debolezze, difetti, ma gesti buoni, briciole gentili». Ermes Ronchi
Un potente affresco, drammatico e di rivelazione, una teofania cosmica, in cui il Cristo si identifica con gli scartati, i poveri, i deboli, gli emarginati, dalla storia, dagli uomini, dalla politica e dalla società. Questi sono corpo e carne di Dio, contro un cristianesimo astratto, idealistico. “L’avete fatto a me”, per ricordarci, come diceva il giudice beato Rosario Livatino, “ciò che conta non è essere credenti, ma credibili”.
Ero forestiero
Le opere di misericordia corporale, per accorgersi dell’altro, che la fede senza opere è niente, per prendersi cura del proprio fratello, una testimonianza di prossimità, e un giudizio. Come ho accolto chi è lontano dalla mia cultura, dalla mia etnia, dalla mia religione? E chi non ha la stessa mia pelle, e non ha mezzi per ricambiare,?
Ero affamato
Non sappiamo cosa è la fame se non abbiamo fatto esperienza di rimanere digiuni, ma non un giorno solo. C’è anche una fame più grande, la fame di affetto e di solidarietà, la fame di vicinanza e di comprensione, la fame di un abbraccio e di un sorriso, non solo la fame di pane; fame di perdono, fame di Dio. Non basta una monetina o un pacco della caritasparrocchiale, un vestito usato da donare ai poveri per mettere a tacere la coscienza.
Ero assetato
Un giudizio provocatorio, la sete si unisce alla fame, il corpo ha bisogno di mangiare e di bere. Nel deserto della vita, è importante dissetarsi e idratarsi, senza fermarsi al dono materiale. Dare da bere .. non si riduce a compiere buone azioni, ma comprendere che l’assetato è anche Dio che è bisogno di amore e chiede ogni volta che è di fronte a noi: cosa hai fatto di tuo fratello?
Ero malato
La fragilità della malattia mette l’ammalato in una estrema condizione di bisogno. Siamo vulnerabili, fragili. Gesù Cristo si è addossato il dolore del mondo, si è fatto peccato, questo è quanto di scandaloso è avvenuto nella storia, si è svuotato, si è fatto kenosi, senza rimproverarci nulla, e noi siamo carne della sua carne, corpo del suo corpo, redenti dal suo sangue e imporporati dal suo amore.
Ero nudo
Il povero ci disturba, quando bussa alla porta del cuore, ci chiede aiuto e si rinvia: passa la prossima volta! Che colpa hanno se i mezzi sono insufficienti? Tante omissioni di fraternità, non per fare la morale, ma quanto per provare la misura del nostro cuore, ma anche la misura della nostra religione, delle nostre preghiere. Dio è amore o no? Senza l’altro, non c’è paradiso, senza l’altro non solo non c’è fraternità, non c’è nemmeno umanità, e nemmeno Dio.
Ero carcerato
Tante volte sono entrato nei luoghi dove si espiano le pene; ci sono anche altre carceri, più fredde, quelle di chi non ha più fiducia nella vita e negli uomini, quella di chi non crede in Dio, quella di chi ce l’ha con il mondo intero. Ogni categoria esprime la solitudine dell’uomo, e se si terrà l’altro al riparo del nostro cuore, abiteremo da Dio.
La verità ultima, rimane l’amore, non le opere, nemmeno le lapidi con il proprio nome scritto a memoria degli uomini: “rallegratevi che i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Ogni gesto, ogni azione, conduce l’uomo al di là di se stesso, e tocca la carne sofferente di Cristo, ancora dolorante sulla terra, come diceva il filosofo Pascal, Cristo è in agonia fino alla fine del mondo.
Domande
- Chi è il mio prossimo?
- Di chi devo prendermi cura?
Preghiera
Signore, perdonami quando non ti ho riconosciuto nei più poveri. La vera carità non è nelle parole o nelle grandi opere, si fa nel silenzio. Insegnami ad amare, perché ciò che rimane è il bene fatto, senza ricompense o rivalse, ma solo per amore.
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