12 NOVEMBRE 2023 XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (A)
«Se, poi, esiste un altro testo che, a mio parere meriterebbe d’essere intitolato Libro dell’inquietudine, questo è il Vangelo». Marion Muller-Colard
Dicono che la santità di una persona si commisura allo spessore delle sue attese, affermava don Tonino Bello, e oggi non sappiamo più attendere, vogliamo tutto e subito, si vive per l’istante, l’inquietudine è sostituita dall’ansia di non essere all’altezza di una società che richiede elevate prestazioni. Siamo vivi perché inquieti, sporgenti verso quello che non conosciamo, preferiremmo le risposte alle domande, ma sono queste ultime che ci mettono in cammino, perché siamo esploratori mai appagati, viaggiatori mai stanchi, cercatori affamati. La fede, la vita, l’uomo, la realtà stessa, ci interrogano. La parabola evangelica mette in gioco l’umanità, l’usanza matrimoniale palestinese dove lo sposo si recava con gli amici a casa della fidanzata che lo attendeva con alcune amiche. Nell’attesa, le ragazze si assopirono e si addormentarono. Dov’è la sposa? Lo sposo quando arriva? Si sente il ritardo della venuta dello sposo, il calcolo dei tempi non andava bene, ed è necessario essere preparati a una lunga attesa, e per tutta la vita può divenire pesante. Come alimentare questa attesa?
Le nozze di Dio con l’umanità
Il punto cruciale è il ritardo, la sposa è in casa e lo sposo arriva a mezzanotte. Nell’intervallo di tempo di questa attesa le lampade si stanno spegnendo, e si chiede di comprare olio in piena notte. Le sagge hanno la scorta, le stolte no. “La parabola è costruita ad arte da Matteo, a partire dal ricordo di parole di Gesù, per descrivere la prolungata attesa della venuta gloriosa del Signore Gesù: è lui, il Messia, “lo Sposo che tarda”, e il vero problema è come comportarsi in questa attesa! Come vigilare?” (E. B.). La vera posta in gioco è l’accoglienza dello sposo del tutto singolare che è Gesù Cristo, la lampada che sta terminando l’olio rischia di guastare la festa. Perché? Apatia? Abitudine? Distrazione?
Attesa e vigilanza
Le prime piccole chiese cristiane si domandavano il perché del ritardo della venuta del Signore, tanto che diveniva un trauma che spegneva l’entusiasmo. Anche noi, in ogni celebrazione eucaristica proclamiamo che siamo in attesa della Sua venuta, ma quando? Anche noi rischiamo di assopirci e di addormentarci? Anche noi, vista l’attesa prolungata ci diamo alla negligenza ed a maltrattare il nostro prossimo? Si parla di veglia, di vigilanza, forse si aspetta la venuta del Signore come se si attendesse alla fermata un autobus! sentenziava Ignazio Silone.
Riserve di olio e coerenza della vita
Il problema dell’attesa prolungata non sono solo la veglia e la vigilanza, nemmeno la scorta di olio non messa da parte, ma quanto si costruisce giorno dopo giorno l’esistenza: sulla sabbia o sulla roccia? Quanto è grande il desiderio della venuta del Signore? Cioè, si può rimuovere il desiderio della venuta del Signore, sostituirlo con surrogati e smettere di lottare, lasciarsi appesantire dalla vita.
La differenza è …
La parabola presenta l’estremo realismo di chi vive etsi Desu non daretur, come se Dio non ci esistesse (D. B.), e ciò tenendo presente – come Gesù rivela con realismo – la possibilità di addormentarci. La differenza la fa chi non sciupa la vita, chi non chiude le porte all’invisibile, chi sa vedere oltre i suoi orizzonti, chi è ribelle alla status quo, chi vive questo tempo provvisorio con intelligenza e con sapienza. La differenza la fa chi non sta in equilibrio, non chi sta agli estremi, ma chi sceglie la terza possibilità. Questo “fare differente” consiste l’essere pronti per andare incontro allo Sposo Veniente, dentro o fuori, non vi è una terza possibilità!
Domande
- Attendiamo il Signore?
- Abbiamo il desiderio di incontrare il Signore?
Preghiera
Vieni Signore, ti preghiamo. Vieni Vivente, ci prepariamo Vieni Veniente, ti attendiamo.
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