«Dio perdona per un atto di fede nell’uomo, perché vede noi oltre noi, vede la luce prima dell’ombra, il santo prima del peccatore, le spighe di buon grano prima della zizzania».
Ermes Ronchi
Introduzione
Il perdono rimane sempre uno scandalo, una rivoluzione, uno stupore, perché è fuori da ogni calcolo e bilancino. Non la legge dal taglione risolve e ferma i conflitti, è il perdono a strapparci dall’ira e dalla rabbia di vedere il nostro nemico sconfitto. Se meditassimo in profondità la parabola di questa domenica, vedremmo la sproporzione tra il debito nei confronti di Dio e quello verso il prossimo. Guardando la realtà, le nostre debolezze e le miserie, non è facile perdonare: quando si riceve una ingiustizia, quando si è feriti, quando di fronte alla prepotenza e all’arroganza dell’altro si soccombe. Occorre un coraggio di fede per perdonare l’altro; è un regalo a chi ci ha fatto soffrire e a chi ci ha fatto del male; è far sorgere l’alba e ricominciare una nuova storia.
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». (Cfr. Mt 18,21-35)
Commento
Non è facile perdonare sette volte, figuriamoci fino a settanta volte sette. Il discepolo di Gesù non è chiamato a contare ma a vivere la gratuità del perdono, perché egli stesso è stato perdonato. La parabola, inserita nell’ultimo dei cinque grandi discorsi, mostra la sproporzione, la differenza di comportamento, quel servo perdonato di milioni, a sua volta non perdona i centesimi che gli devono! Il fondamento di ogni azione di perdono è l’essere stati perdonati. Chi è perdonato diventa ministro di misericordia, ministro del perdono. Il perdono ha una rilevanza ecclesiale e sociale, i cristiani sono “perdonati”: “La chiesa è una comunità di perdonati che perdonano, per questo al suo cuore c’è l’eucaristia, in cui si vive la remissione dei peccati a parte di Dio affinché siamo a nostra volta ministri di perdono e di misericordia nella chiesa stessa e nella compagnia degli uomini, nel mondo” (E. B.).
Esempi di vita
Il martire Padre Pino Puglisi (1937-1993), quando fu inviato dal suo arcivescovo a parroco di Godrano, un piccolo paese dell’entroterra del palermitano, si trovò davanti una comunità chiusa, accecata dall’odio, sofferente per le faide e gli omicidi di mafia. Insegnò attraverso i cenacoli di preghiera l’importanza del perdono, e capì che dal perdono si può ricominciare. Il suo apostolato non fu solo di parole, lo visse nella pratica, quando fu inviato a Brancaccio (1990-1993), prima di essere ucciso il giorno del suo compleanno, continuò il suo ministero tra minacce e violenza, e regalò ai suoi assassini un sorriso, anticipando il perdono, fino al punto che oggi non dimenticano più quel volto e quelle parole.
Domande
- Perché debbo perdonare chi mi ha fatto del male?
- Vedo nemici ovunque?
- Come vivo le relazioni dove ci sono ferite e rancori?
Preghiera
Il tuo amore non poteva rimanere nella SS. Trinità, sconfina, fino alla croce. Dalla ferite del costato, dalle carezze delle mani di croce, dai piedi che per primi vengono verso di me, guarisci le nostre infermità. Il tuo perdono ripara i nostri peccati, ci libera dall’ira e dal risentimento, vedi in anticipo, una nuova alba, e ci doni occhi nuovi, per vedere nell’altro non uno diverso, ma uguale a me.
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