Storia fede e tradizione
Di generazione in generazione mi chiameranno beata … Luca cantore evangelico immenso, imprime nella bocca di ogni credente l’inno mariano del Magnificat che la Chiesa ogni giorno canta nel vespro ed eleva a Dio come incenso profumato, celebrando le sue meraviglie quando si guarda con i suoi occhi.
Noi con quali occhi guardiamo il mondo e l’umanità? Con quali occhi guardiamo questo secolo?
La diffusione del culto mariano rientra nella imponente tradizione biblica, liturgica e teologica. Quello della devozione mariana della condivisione della passione del Figlio s’innesta nella prossimità teologica tra il tema della passione di Cristo e quella di sua Madre, tanto che Romano il Melode la esprime nel parallelismo “se Cristo è l’Agnello, sua madre è l’Agnella a sua volta”, la bella Agnella imporporata del suo sangue. La liturgia prevede nel formulario mariano della Messa un prefazio di una forte intensità che le preghiere eucologiche portano il titolo: Maria la Madre del bell’amore.
Il culto di Maria SS. degli Afflitti a San Procopio
La diffusione del culto alla Madonna degli Afflitti trae origini da quello dell’Addolorata, il tema centrale è la compassio di Maria con il dolore del Figlio, che diviene il dolore dell’umanità. Possiamo invocarla come Madre dei poveri, dei sofferenti, degli ultimi, di tutti coloro che la vita emargina e mette a dura prova, tanto che possiamo definirla la Madonna della prossimità. Fra i titoli mariani più sentiti, affettivi, vi è proprio quello della Beata Vergine Addolorata, il cui dolore è presente nella nostra vita sin dal nascita, nel corso dell’intera esistenza, fino alla morte. I samprocopiesi, tra i titoli mariani, quello a loro più caro è Maria SS. degli Afflitti, una spiaggia a cui approdare, che accoglie gli afflitti per consolarli perchè ha vissuto lei per prima in maniera piena l’afflizione, e ha conosciuto il dolore, la sofferenza, il lato oscuro della vita: fuga in Egitto, angoscia, smarrimento, la vita pubblica di Gesù, la croce. Ella “non ha mai rifiutato la sua vocazione davanti a queste circostanze e non si è mai nascosta. Dio l’ha consolata, dischiudendo cosa c’è al di là della sofferenza, la risurrezione dei morti, la possibilità di amare, per non cadere nella trappola dell’invidia, dell’amarezza, del risentimento” (GianMatteo Roggio).
A te una spada .. la profezia del vecchio Simeone al Tempio, ha un senso biblico, della quale San Bernardo ha una profonda intuizione. Ella condivide dall’inizio fino alla risurrezione tutto del Figlio, accetta l’annuncio, vive l’angoscia nello smarrimento, sta presso la croce, lo perde il giorno dell’ascensione, lo ritrova in cielo. C’è un passaggio importante, l’immenso dolore di vedere morire il Figlio, per questo Ella diviene sostegno e consolazione di ogni madre. Chi guarda a Maria, consolatrice di tutti i dolori e afflizioni, diventa compagna di viaggio. Quella spada profetizzata al Tempio, è “la lancia del Calvario”, afferma San Bernardo, un potente e suggestivo parallelo che rafforza la compassio di Maria.
Arte e spiritualità
L’affetto, le emozioni, i sentimenti, uniti alla devozione, hanno portato a geniali espressioni artistiche, nella preghiera, nella musica, nell’arte delle opere scultoree michelangiolesche che si occupò dell’Addolorata che va sotto il nome diPietà: “E’ il simbolo di un cristianesimo che della carne del suo Cristo non può fare a meno, pena ridursi a una religione astratta e insignificante” (A. B.).
Quando ci si accosta alla Pietà, si è presi dall’emozione nel guardare la Madre che sulle sue ginocchia accoglie con dolore il Figlio morto sulla croce. Lascia senza fiato la compassio che si riappropria del Figlio che ha donato all’umanità e di nuovo lo restituisce al Padre che riceve la carezza della Santissima Trinità. La Madre riceve la carezza della consolazione dello Spirito Santo, Donna ecco tuo Figlio, il dono di una maternità nuova attrae nuovi credenti.
Quando si prega Maria chiedendo aiuto, nostra sorella in umanità, è una di noi, una che è passata dentro tutte queste realtà in maniera differente, “a lei il dolore non ha tolto la sua vocazione ad entrare nella risurrezione dei morti. L’Assunta nella gloria asciuga tutte le lacrime, perchè le rende lacrime di luce, vive il dolore nella speranza della risurrezione” (G. R.).
Il dolore, la sofferenza, divengono una promessa di salvezza, per questo tutti i sofferenti della terra la sentono vicina, e “il dolore toglie tutte le maschere toglie tutto. Cosa c’è sotto? Una tentazione, davanti al dolore, si getta ogni maschera sociale e Maria rimane quello che era, credente, rimane la sua fede, e con lei si rimane aggrappati alla speranza. Si trasforma il dolore in croce, quando si permette di lasciare al dolore di strappare la vita, ma si lascia che sia la vita di Dio ad entrare dentro il dolore umano, che di quel dolore è il segno della sua presenza” (G. R.).
La Pietà Popolare mariana rimane incompiuta quando ci si ferma al Venerdì santo, al dolorismo, al disfattismo, la Beata Vergine Maria Addolorata vive tutti gli eventi della economia della salvezza nella speranza della Risurrezione, il cielo si apre per sempre e l’umanità una volta per tutte è riscattata dal Verbo che si è fatto carne, un topos teologico che ha ricadute ecclesiali, pastorali e sociali.
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