«In fondo ciò che devo dire è sempre una piccola, semplice, verità: come imparare a vivere con la mano nella mano del Signore». Edith Stein
Introduzione
La fede va in vacanza, i preti sono svuotati, le parrocchie sono deserte, anche Dio è stanco. Dopo tanta seminagione, i frutti tardano ad arrivare, nel campo accanto al grano buono il nemico semina la zizzania, qualche prete più coraggioso s’inventa qualcosa, in un mondo dove prevale la notizia della violenza, i migranti che bussano alle nostre porte, tante famiglie che non arrivano a fine mese e alcune senza un sussidio o un aiuto governativo, gli incendi devastano i nostri boschi; quale impegno si chiede al credente in questo cruciale momento storico? Paura? Coraggio? Cosa dice quella tempesta nel mare di Galilea ai discepoli che navigano con difficoltà? Ogni comunità fa i conti con i cambiamenti, il vento forte, la crisi della fede nei momenti di prova, e Pietro mentre dubita continua ad osare: Signore salvami! Nei momenti più pericolosi, quando è rimasto un po’ di fede, tiriamo fuori tutte le energie che abbiamo e il Signore, il Kyrie, è lì che ci tende la mano.
«La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». (Cfr. Mt 14,22-33)
Commento
L’episodio evangelico che questa domenica ascoltiamo tutti e gli evangelisti lo raccontano, ma Matteo aggiunge una particolarità, Pietro. Si ritira Gesù a pregare, solo, sul monte, e quando termina, raggiunge i suoi camminando sul mare. Il vento è contrario, la barca è agitata dalle onde, la notte sta finendo e Gesù si mette a “giocare” raggiungendo i suoi discepoli camminando sul mare. Altro che scherzo, è una teofania! Il mare, simbolo del male è dominato dalla potenza di Dio. Buio, angoscia, tempesta, e i discepoli non vedono nulla, solo dopo comprendono quel potere sul male, su ciò che è inconsistente, e la voce ferma: Io sono! L’impulsivo e coraggioso Pietro interviene, chiede a Gesù di camminare sulle acque, ma appena toglie lo sguardo dal Signore, affonda. Salvami Signore! Come mai l’esperto pescatore ha paura delle acque? Come riconoscere il Signore, nelle angosce, nei pericoli, nelle necessità? Da soli non possiamo affrontare le tempeste della vita. Signore salvami! I discepoli nella notte riconoscono che Gesù è più di quello che intuiscono e fanno esperienza dell’uomo che nella sua debolezza ha bisogna della mano di Dio, fanno l’esperienza di Elia che percepisce la presenza del Signore nella brezza, nella voce del silenzio sottile.
Esempi di vita
Perché io sono prete e credente? Perché ho affrontato le mie tempeste e non sono scappato; ho guardato negli occhi le onde e il vento e la paura e ho gridato. E le mie ferite, le ferite che mi sono anche inferto da solo, Dio le ha attraversate con una carezza. E mi ha detto: ci sono qua io, non temere. Proprio là il Signore ci raggiunge, al centro della nostra fede piccola. Ci raggiunge e non punta il dito per accusarci ma stende la mano per afferrarci. E allora la bufera diventa carezza, il grido nella tempesta diventa abbraccio tra l’uomo e il suo Dio. Ermes Ronchi
Domande
- Quali gesti concreti e piccoli compio nelle mie giornate per affidarmi a Dio?
- Quando ho percepito la presenza di Dio che mi ha salvato?
- Quali circostanze di buio sto affrontando e che stanno mettendo alla prova la mia fede?
- Nella paura, nella fatica, chi è stato per me di aiuto?
Preghiera
Salvami Signore dalle tempeste. Salvami Signore dalla paura. Salvami Signore dalla pigrizia. Salvami Signore dalla pusillanimità. Salvami Signore dalla tiepidezza. Salvami Signore dai pericoli. Salvami Signore dall’ipocrisia. Salvami Signore dalle tentazioni dell’orgoglio. Salvami Signore e tendimi la mano, ho bisogno di te.
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