Non so il titolo da dare a questa nuova escursione, – muoversi nei paesi della piana di Gioia Tauro è sempre un’avventura -, il piccolo paesino in montagna, alle pendici dell’Aspromonte, è Sinopoli inferiore, Sinopuleju, frazione di Sinopoli. Arrivarci è complicato, curve, tornanti, strada dissestata, qualche carcassa di auto bruciata, massi e pietre lungo i bordi. All’entrata l’insegna a indicare un paese che non c’è più. L’ora in cui sono arrivato è stato nel primo pomeriggio, non ho incontrato nessuno, solo qualche cane randagio, peccato, se avessi incontrato qualcuno, anche un anziano, mi avrei fatto raccontare qualche aneddoto o detto del luogo.
Mi sono fermato sulla piccola piazzetta della chiesetta, chiusa, ho fatto un breve giro, osservando case incompiute, lamiere arrugginite, vicoli sommersi dall’erba. Che atmosfera si respirava un tempo? Salendo e scendendo, tra la calma e il silenzio, mi ha incuriosito un vecchio aratro arrugginito dal tempo, stanco, gettato al muro. Quello che mi ha sorpreso, è che qui non ci sono terre da coltivare, le case sono tutte arroccate alla roccia, non ci sono terreni. Ho sostato di fronte a qualche fontana, nel dirupo, quasi una ferita della montagna, un ruscello, l’acqua che scorre dalla superbo Aspromonte.
Questa piccola frazione dista un paio di chilometri dal medesimo comune di Sinopoli, e mi domando come arrivarsi in caso di necessità.
Il panorama è mozzafiato, si ammira una parte della piana davanti, la catena dell’Aspromonte che come un abbraccio circonda la città degli ulivi; il paese di Sinopoli, soprattutto la parte laterale della chiesa madre; dietro invece, la prepotente montagna.
Interessante, se così si può dire, le viuzze, le case attaccate, qualche auto tra i vicoli, superstiti di un mondo che non c’è più. Chi ha vissuto qui, in questo fazzoletto di terra, sepolto tra le montagne dell’Aspromonte, come viveva?
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