15 settembre 1937 – 15 settembre 1993, Padre Pino Puglisi, oggi beato per volere di San Giovanni Paolo II
di Maria Bonfiglio docente presso l’Istituto di istruzione superiore “N. Pizi” Liceo classico di Palmi
Due date che segnano l’inizio e la fine di una storia, vissuta da un esempio di umiltà, di vocazione, di impegno sociale, ma soprattutto di coraggio nel combattere con il sorriso, una cultura mafiosa ben radicata in quel quartiere di Palermo, Brancaccio, che rappresenta l’emblema di tutti i quartieri del mondo, dove rimboccarsi le maniche per combattere l’illegalità è d’obbligo per tutti coloro che credono che la speranza di regalare un nuovo mondo alle generazioni future non sia utopia.
E’ questo che ha voluto presentare con un emozionante ed appassionato ricordo, Don Leonardo Manuli, scrittore, saggista e giornalista pubblicista alla comunità di San Procopio che guida dal 1 giugno 2021, presentando il libro “Padre Pino Puglisi il prete abusivo a 30 anni dalla sua morte”, presso la sede della storica chiesa Santa Maria degli Afflitti. Il dibattito moderato dalla dott.ssa Roberta Licari che con sapiente acume intellettivo ha posto alcune domande mirate a delineare la figura di questo prete che ha sfidato la mafia con la forza della parola, la certezza della fede e la tenacia del sorriso, ha avuto una grande eco nei giorni successivi alla presentazione del libro in questione. Don Leonardo non è nuovo a saggi su Don Pino Puglisi, il prete di strada che portava il vangelo nelle vie e strappava i ragazzi alla manovalanza mafiosa ed impediva loro di vederli come idoli, che apriva centri di aggregazioni e istruzione insegnando con l’esempio, che il rispetto lo si può ottenere senza dipendere da criminali o esserlo. Aveva paura Don Puglisi come tutti gli uomini con le loro fragilità, paura che essendo un “PARRINO SCOMODO” avrebbe dato molto fastidio alle “FAMIGLIE” e che presto il suo carnefice sarebbe arrivato e che l’olocausto della sua esistenza si sarebbe consumato. E’ la paura che avvolge nella solitudine chi sa di levare la propria voce contro la cultura dell’illegalità, contro le ingiustizie, i soprusi; paura di chi ha la consapevolezza di avere poco tempo e non aver fatto abbastanza per la missione assunta in nome di quel Cristo che guarda tutti con amore e conosce il cuore di ogni suo figlio. Paura certamente, ma seguita dalla certezza della risurrezione, alla stregua del buon ladrone sulla croce. La fine puntualmente aspettata, arriva preceduta da un sorriso al suo assassino quasi a dire “Padre perdonalo perché non sa quello che fa e accogli me tuo umile servo” la sera del suo compleanno, il 15 settembre 1993 davanti al portone di casa. Trent’anni dopo in una piccola parrocchia della Calabria la figura di Don Puglisi viene ricordata dagli scritti di un sacerdote che ama i giovani come Don Pino, come lui convinto che bisogna parlare al loro cuore, agire perché neanche uno di essi, imbocchi la strada della devianza e soprattutto che la chiesa del terzo millennio debba essere protagonista di un rinnovamento spirituale radicale.
Conclude la sua analisi proiettandosi verso un futuro in cui, insieme ai giovani che lui tanto ama, possano insieme costruire una nuova prospettiva di vita, regalare nuove speranze ad un territorio sull’esempio di Don Pino Puglisi, regalando sorrisi non guardando in faccia carnefici, ma gente onesta, laboriosa, vogliosa di costruire su fondamenta solide e non su sabbia, risanando l’immagine della famiglia oggi deturpata dalla mancanza di valori che per secoli hanno stabilito regole fondamentali per l’edificazione di quella società che tutti rimpiangiamo perché si collaborava per costruire un mondo migliore, non conoscendo il senso di solitudine che oggi permea ogni angolo di mondo.
Auguro a don Leonardo che il suo sogno si avveri perché in fondo è il sogno comune di tutti coloro che come me, vivono in paesi che fanno parte del territorio della Piana di Gioia Tauro, la cui analisi sociologica economica, politica e religiosa, presenta un quadro piuttosto preoccupante con forti criticità, dove è difficile vivere e convivere con esse, ma diventa un imperio avere il coraggio di riprendersi in mano il futuro. Riprenderselo e donarlo con amore sconfinato alle nuove generazioni, protagoniste di quel cambiamento forte, che darebbe una svolta incisiva a questo territorio martoriato. Incontro ogni mattina centinaia di giovani provenienti da tutti i paesi della piana a seguito del lavoro che svolgo, poiché sono docente di Scienze Religiose presso il Liceo Classico N. Pizi di Palmi, ognuno portatore di ricchezza, pur nella totale diversità che mi pongono spesso domande sul senso delle cose, sull’esistenza o meno di Dio. Il quesito che più di tutti mi lascia basita riguarda però la fuga dal frequentare la parrocchia o i gruppi presenti in essa e soprattutto il divario tra loro e i sacerdoti, ovviamente con le eccezioni. Unanime il pensiero di tutti e cioè che i preti devono lasciare da parte quella catechesi cattedratica, dogmatica e uscire fuori,per le strade, per le vie, in contrarli nelle piazze anziché aspettare che siano loro ad entrare dai grandi portoni delle chiese, delle basiliche, delle cattedrali come se fosse un atto dovuto. E’ necessario secondo la loro diffusa opinione, per dare una svolta a questa loro esigenza, svecchiare la trasmissione del Vangelo dalle ataviche metodologie e usare anche le nuove tecnologie che con un solo clic, uniscono persone ai poli opposti del mondo favorendo lo scambio di opinioni e la conseguente crescita personale. Io rido e il mio pensiero va subito al prete di strada, al prete scomodo, al prete che andava a raccogliere i suoi ragazzi in strada che con il sorriso ha fatto germogliare il seme della speranza nel quartiere Brancaccio di Palermo dove tutto ebbe inizio ma non è mai finito nonostante la data del 15 settembre 1993 e che no avrebbe esitato oggi ad usare una tastiera e uno schermo .E’ questo che Don Leonardo Manuli vuole trasmetterci in ogni suo libro, perché ha fatto SUO l’insegnamento di Don Pino e a lui va il mio e il nostro sincero ringraziamento per la sua opera di evangelizzazione e per amare cosi tanto Cristo, la sua chiesa e i giovani. Grazie di cuore Don Leonardo.
Prof.ssa Maria Bonfiglio
Lascia una risposta