UNA VITA IN PIU’

UNA VITA IN PIU’

UNA VITA IN PIU’ 1180 1591 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 19 Marzo 2023 IV Quaresima (Gv 4,5-42)

«È molto semplice, non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». Il piccolo principe, Antoine De Saint-Exupery

Siamo convinti che vediamo? Forse guardiamo, senza scorgere i dettagli, passiamo oltre, selezioniamo quello che ci interessa, al costo della sensibilità, con indifferenza. Chi vede, vede con gli occhi e con il cuore, c’è una mistica dei sensi, è importante la vista degli occhi, ma anche quella profonda, e quando dovesse essere buona, ma non abissale, abbiamo bisogno di una vista in più, la fede, quella che dà luce a tutto il cammino della vita, secondo le tappe umane e della grazia divina.

Vedere 

Dio cerca l’uomo in Gesù, più di quanto l’uomo cerchi Dio, l’uomo che vagava nelle tenebre incapace di vedere. Siamo noi il cieco nato, e sono tante le situazioni di cecità: l’indifferenza, soprattutto. Nel vangelo del cieco nato c’è un vedere e un non vedere, e potrebbe liquidarsi come una delle tante guarigioni, un miracolo, un uomo che dalla nascita è infermo, viene guarito, e finalmente può vedere. Se ci fermassimo solo a questa interpretazione sarebbe semplicistica, ma andando più a fondo, c’è un must: Gesù introduce questo cieco ad un cammino spirituale, questi diviene un simbolo per i discepoli e per tutti gli astanti. In realtà, a non vedere sono altri, sono nelle tenebre, perché vedere è una responsabilità, e il cammino di guarigione del cieco nato è progressivo, mentre egli altri rifiutano, nell’indurimento del loro cuore.

L’unzione degli occhi

Gesù opera una nuova creazione, “lui libera dal male, si commuove, si avvicina, tocca, abbraccia, fa rialzare. Il dolore più che spiegazione vuole condivisione. Gesù spalma un petalo di fango sulle palpebre del cieco, lo manda alla piscina di Siloe, torna che ci vede: uomo finalmente dato alla luce. Nella nostra lingua partorire si dice anche “dare alla luce”. Gesù dà alla luce, partorisce vita piena” (E. R.). Egli apre gli occhi al cieco nato e gli dona una vita nuova, gli apre un percorso nuovo. Il cammino è battesimale, la luce è vita, luce nei pensieri, nei gesti, nel cuore, nelle parole: “l’itinerario compiuto da quest’uomo è immagine del cammino di ogni uomo che si avvicina alla fede e rinasce” (G. P.).

Sguardo liberato

Il semplice vedere non basta se non c’è un vedere più profondo, ed è vero che si può vedere sempre meglio oppure vedere sempre peggio, quando si tratta di prendere posizione e a deciderci, senza pregiudizi, senza indifferenza, a non passare dall’altra parte, facendo finta, rendendoci ciechi. Rimanendo nella scena del vangelo, c’è ristrettezza in alcuni personaggi, i farisei, ad esempio, chiusi nel loro modo di interpretare la religione, entro i loro confini, ostinati in una visione della realtà che non ammette che le cose possano essere diverse: “I farisei mettono Dio contro l’uomo, ed è il peggior dramma che possa capitare alla nostra fede, a tutte le fedi: mostrano che è possibile essere credenti, senza essere buoni; credenti e duri di cuore. È facile ed è mortale” (E. R.).

La guarigione del cieco nato, paradigma del percorso di chi cammina nella fede, è di tornare ad avere occhi umili e semplici, “occhi aperti, occhi meravigliabili, occhi grati e fiduciosi, occhi speranzosi, occhi che ridono o piangono con chi sta loro davanti; occhi, insomma, contagiati di cielo” (E. R.), chiediamo al Signore: aprici gli occhi, vinci la nostra ignoranza rendici disponibili e generosi per vedere la tua presenza

  • Chiudiamo gli occhi e siamo distratti da altro?
  • Desideriamo allungare la vista per assumere lo sguardo di Gesù?

Ungimi gli occhi. Aiutami a vedere. /Ungimi con il tuo amore, profuma il mio capo. Aiutami a vedere per favore. /Vedo case, uomini, alberi, macchine, ma non c’è luce. /Aiutami a vedere. Mi basta un frammento di luce. / Aiutami a vedere. Ho paura del buio. / Aprimi gli occhi, / perché possa vedere cieli e stelle infiniti.

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