San Procopio, 17 marzo 2023
Spuntano nei giardini i primi fiori, solitari, coraggiosi, sfidano il freddo e la pioggia, sospendono il tempo e colorano l’aria, la profumano e rendono l’atmosfera più bella. I fiori sono metafora dei ragazzi e delle ragazze di San Procopio, sono le gemme più preziose di una comunità; i desideri, i sogni, le attese, sono i petali della loro vita. Stasera avranno una parte importante, dovranno rappresentare San Giuseppe, il giglio della tenerezza, a proposito di fiori.
C’è curiosità, attesa, entusiasmo, il desiderio di poter esprimere in gesti artistici e semplici i pensieri di Giuseppe di Nazareth, durante la novena al santo, sposo di Maria, la Madre di Gesù: lui, un padre differente, a cui spetta di dare la paternità legale, di difendere e proteggere il Figlio di Dio e la sua sposa. C’è euforia attorno ai ragazzi e alle ragazze del catechismo, è da settimane che fanno le prove, ripetono dai taccuini la loro parte, sapientemente preparati dai catechisti.
Finalmente è giunto il momento, anche i genitori, i fedeli della parrocchia, aspettano, sarà una serata diversa.
L’appuntamento è fissato per le 18,00, dopo la Messa, nella piccola chiesa dedicata alla Madonna degli Afflitti, tutto è pronto, non sarà una esibizione, ma un intervallo per rendere omaggio ad una figura del vangelo dietro le quinte. Si sa, Giuseppe compare solo agli inizi del vangelo, è silenzioso. Abbiamo dovuto immaginare il dialogo con Maria, con l’Angelo del Signore, le confessioni interiori, i turbamenti, la delicatezza, e il giglio, un segno, una carezza di Dio.
Dio carezza i suoi profeti, aggiunge sempre qualcosa in più perché l’uomo possa portare avanti la sua promessa. Veniamo ai ragazzi, e alle ragazze, in una serata bella, accogliente, soprattutto in chiesa, non è solo un luogo di preghiera, si presentano libri, si fanno le recite, si canta, non abbiamo altri spazi a San Procopio, e la chiesa è tutto per una piccola comunità. I ragazzi e le ragazze non hanno recitato un copione, si sono allenati, sono stati spontanei, creativi, si sono impegnati, ci tengono al santo, alla loro fede, è una esperienza, un altro modo di raccontare il vangelo e parlare del mistero dell’incarnazione.
Non comprenderemo mai completamente il mistero della nascita di Gesù, si è sempre in cammino, un giorno sarà tolto il velo; la serata è terminata, i fiori ritornano alle loro case, un altro prato bello, trasparente, la loro quotidiana vita, e continuano a sognare lievemente in questa primavera, nutrendosi di sogni e di ambizioni, come è giusto che sia!
Penso al silenzio di Giuseppe, anche Dio è silenzioso, lo è la verità, perché non s’impone. Anche la luce è silenziosa, l’amore discreto è silenzioso, e quello di chi fa il bene lontano dai riflettori.
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